"Stoppate l’antenna 5G di via Argelli"

Sull’onda delle proteste del comitato Ina Casa, il Comune scrive alla compagnia Iliad e nei prossimi giorni a tutti gli altri gestori

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Secondo sit-in di protesta nel giro di quattro giorni del Comitato Ina Casa contro l’antenna Iliad che sta nascendo in via Argelli. A incontrare intorno alle 13, nonostante la pioggia, i manifestanti-residenti, pronti al ricorso al Tar contro il traliccio 5G alto 30 metri, l’assessore all’Ambiente Anna Montini e il candidato sindaco, nonché assessore alla Sicurezza, Jamil Sadegholvaad (sabato era toccato a Petitti, Erbetta e Casadei). Ma l’amministrazione ha giocato d’anticipo. Segnalando già in mattinata che la giunta scriverà all’amministratore delegato di Iliad, Benedetto Levi, per "chiedere la sospensione dei lavori di via Argelli, e una ridefinizione del piano di installazione degli impianti sull’intero territorio comunale". Non solo: la lettera sarà replicata alle altre compagnie telefoniche, chiedendo collaborazione su un tema "di crescente attualità in tutta Italia, con le preoccupazioni e le sensibilità dei cittadini che ormai quotidianamente si confrontano e si scontrano con una legislazione nazionale e regionale confusa e contraddittoria". Palazzo Garampi riassume la "materia labirintica", con sentenze contradditorie, ricorsi al Tar degli operatori, Comuni con le mani legate o quasi. "Va da sé che il quadro normativo – spiega l’amministrazione – fotografa i risicati margini di azione dei Comuni, che però non possono chiudere gli occhi davanti a piani di installazione che non si inseriscono adeguatamente nel contesto urbano". Perché la lettera a Iliad, che ha già il via libera all’installazione da parte di Arpae e Ausl (e del Comune stesso)? "Con questo atto – precisa l’assessore all’Ambiente Anna Montini – l’amministrazione vuole proseguire una collaborazione con Iliad che vada oltre al caso specifico dell’installazione dell’impianto di via Argelli, ma che possatrovare un percorso condiviso tra le esigenze della città e il legittimo piano di sviluppo del gestore. Un’azione che prova ad inserirsi in un vuoto normativo, che lascia le amministrazioni comunali privi di strumenti efficaci di pianificazione e di intervento anche di fronte a richieste di installazioni plurimemassive come nel caso di operatori entrati di recente nel mercato, lasciando invece più ampio margine di intervento ai gestori. Una indeterminatezza di vincoli e procedure che è conseguenza diretta del minimo spazio di azione che il Comune può ritagliarsi sulle installazioni".

Mario Gradara