Trasportava clandestini: condannato

Aveva nascosto due immigrati iraniani nel retro del tir: autista 40enne dovrà scontare 2 anni e 6 mesi

Migration

Un viaggio al limite, trascorso all’interno di un semirimorchio-isotermico di un autoarticolato, a temperature attorno ai due gradi centigradi. Una vera e propria odissea per approdare sulle coste italiane, quella vissuta da due immigrati iraniani di 36 e 15 anni, che all’interno della cella frigorifera di un tir hanno persino sfidato la morte pur di lasciare il proprio paese. Un trasporto illegale però che è costato all’autista del camion dentro al quale si nascondevano i due cittadini stranieri una condanna a due anni e sei mesi, oltre a una multa, per l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina proprio per avere trasportato, violando così le norme in materia di immigrazione, i due clandestini sul territorio italiano.

Questo l’esito del processo in rito abbreviato che si è tenuto ieri a Rimini, celebrato davanti al gip Manuel Bianchi e che ha visto appunto la condanna dell’autista del tir, pur non riconoscendo all’imputato l’aggravante della disumanità. In tal senso è stato determinante nel pronunciamento della sentenza il fatto che i due immigrati, scoperti dalla polizia stradale in un’area di servizio, a un distributore di benzina nel tratto riccionese della Statale 16 Adriatica il 15 giugno del 2021, fossero in buone condizioni di salute, avvolti all’interno di piumini e con un piccolo fagotto a testa per il viaggio.

Secondo quanto riferito davanti al giudice dall’imputato infatti, sarebbe stato lo stesso quarantenne a segnalare alle forze dell’ordine la presenza dei due all’interno del tir, che proveniva dalla Grecia. L’uomo, assistito dall’avvocato di fiducia Matteo Murgo del foro di Bologna, si sarebbe infatti accorto durante una sosta per il rifornimento di alcuni rumori provenienti dall’interno della cella frigorifera. Insospettito, l’autista serbo avrebbe così lanciato l’allarme. Una condotta che però nel 2021 non basto per evitare al 40enne serbo le manette e la successiva custodia cautelare dal 19 giugno. Rinviato a giudizio, l’uomo è stato infine condannato a due anni e sei mesi, sebbene da parte del legale difensore ci sia "tutta l’intenzione di fare appello – così l’avvocato Matteo Murgo –, poiché a nostro avviso ci sono tutti i presupposti per arrivare a un’assoluzione del mio assistito, nei confronti del quale sono appunto già decadute le circostanze aggravanti di disumanità".

Francesco Zuppiroli