Travolto e ucciso da un pirata. I figli: "Giustizia per nostro padre"

Rimini: il pm chiede il rinvio a giudizio per il giovane africano che provocò la morte di Quarto Grassi, l’anziano investito vicino alla chiesa di San Nicolò: rischia una condanna di cinque anni

L'incidente è avvenuto il 19 agosto di un anno fa: i soccorsi (foto archivio); nel tondo, l'avvocato dei figli della vittima Marco De Pascale

L'incidente è avvenuto il 19 agosto di un anno fa: i soccorsi (foto archivio); nel tondo, l'avvocato dei figli della vittima Marco De Pascale

Rimini, 26 maggio 2024 – Quel giorno (era il 19 agosto di un anno fa) lo trovarono agonizzante in strada, vicino alla chiesa di San Nicolò. Quarto Grassi fu ricoverato d’urgenza all’ospedale ’Bufalini’, dove morì 5 giorni dopo. Inizialmente si pensava che il 78enne fosse stato colpito da un malore mentre pedalava con la sua bici elettrica, ma poi grazie all’indagine condotta dalla polizia locale si era scoperto che l’anziano era stato urtato da una macchina. L’uomo al volante, dopo averlo investito, era fuggito senza prestargli soccorso.

Dopo due mesi di indagini i vigili, con l’aiuto delle telecamere, erano riusciti a individuare il pirata: un 26enne africano (originario del Gambia) che vive a Novafeltria. E ora il pm Luca Bertuzi ha chiesto il rinvio a giudizio per il giovane, accusato di omicidio stradale con l’aggravante dell’omissione di soccorso. Il 26 settembre si terrà l’udienza preliminare davanti al giudice Raffaele Deflorio. E i figli di Grassi, assistiti dall’avvocato Marco De Pascale, si augurano che "venga fatta giustizia per nostro padre".

La famiglia dell’anziano travolto e ucciso dal pirata ha già ottenuto, a gennaio, un risarcimento di 700mila euro dall’assicurazione. E dopo l’estate si deciderà sul processo. Il 26enne, che è difeso dall’avvocato Nicolò Durzi, rischia una condanna a 5 anni.

Le analisi dei filmati, le indagini compiute dalla polizia locale e i successivi accertamenti condotti dal consulente della Procura non lascerebbero spazio a dubbi sulla dinamica dell’incidente. Il 19 agosto il giovane gambiano, alla guida di una Lancia Ypsilon (intestata a un altro), prima aveva sorpassato le auto incolonnate all’incrocio tra le vie Giovanni XXIII e Graziani, finendo nella corsia riservata ai bus, poi aveva urtato la bicicletta su cui viaggiava Grassi, facendolo cadere a terra.

Dopo l’incidente il 26enne si era fermato a pochi metri dal luogo dell’impatto, ma poi era risalito in auto ed era fuggito, anziché prestare i soccorsi all’anziano. Lì per lì nessuno pareva aver assistito all’incidente: per questo si era pensato all’inizio a un malore.

Alcune settimane dopo la tragedia la verità era venuta a galla grazie alle indagini condotte dalla polizia locale. I successivi accertamenti svolti dalla Procura hanno anche evidenziato che il gambiano quel giorno aveva superato i limiti di velocità e non aveva rispettato la distanza di sicurezza dalla bici su cui viaggiava Grassi, provocando l’incidente. Il comportamento del 26enne alla guida quel giorno, come ha rilevato la Procura, ha causato la morte dell’anziano e ha anche rischiato di mettere in pericolo la vita di altre persone.