L’alluvione che cambiò il Polesine

1951-2021, settanta anni dopo in un convegno a Badia. Boom in questi giorni alla mostra a palazzo Roncale

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"A 70 anni dall’alluvione. Il 1951 in Polesine". A Badia un convegno e una mostra a tempo di musica per ricordare l’alluvione. E’ in programma domenica, dalle 9,30 alle 12, nel teatro sociale Eugenio Balzan. Il convegno interamente dedicato alla grande tragedia che colpì il Polesine, una data che non verrà mai dimenticata. Era il 14 novembre 1951. Ad organizzarlo l’assessore alla cultura Valeria Targa, in collaborazione con il comitato biblioteca ‘Bronziero’, presieduto da Annalisa Marini. L’evento è patrocinato dalla Provincia, dall’Archivio di Stato e dal cistema bibliotecario provinciale. Il programma dell’incontro prevede i saluti istituzionali, la proiezione del video tratto dall’Archivio storico Istituto Luce. Ad aprire i lavori Luigi Contegiacomo, già direttore dell’Archivio di Stato sul tema ‘L’alluvione che cambiò il Polesine’. A seguire la presentazione dei due volumi ‘L’alluvione del Polesine nei media popolari’ prima opera di Remo Saggioro, agile ma interessante volumetto costituito da quattro capitoli e 98 pagine, dal Polesine prima dell’alluvione, ai tragici fatti, fino al post alluvione. Il libro ripropone i contenuti della tesi di laurea di Saggioro. Il secondo libro è ‘L’oro dell’infanzia’ di Bruno Banzato, modera il docente Marco Chinaglia. Molto atteso anche l’intermezzo musicale con Mirko Casadei, figlio dell’indimeticato re del Lisco Raoul. Sarà accompagnato dal chitarrista Stefano Giugliarelli. Nel teatro Balzan per la prima volta risuoneranno le note del brano "Polesine" che il padre di Mirko compose ispirandosi alla tragedia. Raoul Casadei muore proprio nel 70° anniversario dell’alluvione. A seguire l’intervento di Lino Tosini, già direttore di Consorzi di Bonifica polesani e del museo della Bonifica che parlerà di ‘Opere idrauliche e sicurezza idrogeologica in Polesine dopo il ‘51’. A concludere dibattito con testimonianze. Per quanto riguarda l’aspetto documentale, alle 12 in piazza Martiri dela Libertà (Grani) l’inaugurazione dell’esposizione fotografico curata dall’associazione Pro Loco, presieduta da Giuseppe Romani. Aumenta intanto in questi giorni il flusso di visitatori alla mostra sull’alluvione ospitata a palazzo Roncale. Si avvicina la ricorrenza dei 70 anni da quel drammatico 14 novembre 1951 quando tra Canaro e Occhiobello il Po rompe e apre tre brecce di oltre duecento metri complessivi: l’inizio della tragedia del Polesine. Per undici giorni ininterrotti, fino al 25 novembre, le acque del grande fiume dilagano incontrastate, sommergendo 100mila ettari di territorio: oltre la metà dell’intera superficie della provincia di Rovigo si ritrova coperta dalle acque fangose su cui galleggiano carcasse di animali e quanto la potenza delle acque aveva strappato da case e suolo. Questa catastrofe naturale senza precedenti fu una tragedia umana e ambientale. Causò un centinaio di morti e costrinse all’esodo 180.000 persone. La popolazione polesana che, nel 1951 era di 357.963 abitanti, scendeva a nemmeno 280.000 unità. Un terzo di chi abitava qui si trovò, dall’oggi al domani, costretto ad andar cercare vita altrove. L’eco di quella catastrofe fu enorme. Molti, come ricorda Walter Veltroni, hanno scoperto allora l’esistenza della stessa parola “Polesine”, e forte fu anche la risposta degli Italiani in termini di aiuti alla popolazione. A ricordare quella tragedia è in corso a Palazzo Roncale, la mostra che unisce al doveroso ricordo una analisi della resurrezione del Polesine, stimolata anche dalla reazione a quella tragedia. Anticipando il momento ufficiale di ricordo, che si terrà a Rovigo e in molte altre località del Polesine nel giorno del settantesimo anniversario, a Palazzo Roncale, nei giorni scorsi il curatore Francesco Jori ha presentato il suo libro inchiesta “I Giorni del Diluvio. Il Polesine e la Grande Alluvione del 1951”, edito da Biblioteca dell’Immagine.

Giovanni Saretto