Alcune delle più celebri frasi che Dante pronuncia nella Divina Commedia si usano ancora oggi, sottoforma di detti o modi di dire.
FA TREMAR LE VENE E I POLSI
Usata per riferirsi a qualcosa che causa molta paura, l’espressione “fa tremar le vene e i polsi” riprende le parole del canto primo dell’Inferno perché Dante, nella selva oscura, incontra una lupa che lo terrorizza ed egli chiede aiuto a Virgilio.
NON MI TANGE
Questa espressione deriva da un verso della Divina Commedia. Ci troviamo nel Canto II, al v. 92 ("che la vostra miseria non mi tange"): a parlare è Beatrice, che ordina a Virgilio di accompagnare Dante nella prima parte del suo viaggio. Il verso parla di come Beatrice possa stare nella sofferenza senza che essa la tocchi e la corrompa.
SENZA INFAMIA E SENZA LODE
Attuale “bene ma non benissimo”, indica qualcosa che non è degno di nota sia in bene che in male. Troviamo questa frase nel canto terzo al verso 36.
NON RAGIONIAM DI LORO,
MA GUARDA E PASSA
Si trova nel canto terzo al verso 51, quando Dante e Virgilio incontrano gli ignavi e Virgilio suggerisce a Dante di non perdere tempo con quelle anime.
LASCIATE OGNI SPERANZA VOI CHE ENTRATE
La troviamo al nono verso del terzo canto dell’Inferno e si usa per riferirsi ad ambienti disagiati e situazioni difficili.