Mazzoni: "Il vino marchigiano è ripartito"

Il direttore dell’Istituto marchigiano che conta 556 aziende: "Il settore ha resistito alle difficoltà della pandemia. E il 2022 è iniziato bene"

Migration

di Vittorio Bellagamba

L’Istituto marchigiano di tutela vini, attualmente presieduto da Michele Bernetti e diretto da Alberto Mazzoni, associa 556 aziende per 16 denominazioni di origine, di cui quattro Docg e rappresenta l’89% dell’imbottigliato della zona di riferimento. Ad Alberto Mazzoni (nella foto a destra), direttore Istituto marchigiano di tutela vini, abbiamo chiesto qual è lo stato di salute del vino marchigiano: "Il vino targato Marche Doc e Docg sta mostrando decisi segnali di ripresa dopo le difficoltà determinate dalla pandemia. Anche se, come per tutto il comparto vitivinicolo italiano, il periodo pandemico non ha colpito in maniera fortissima le nostre aziende, un rallentamento delle vendite è comunque avvenuto. Ma già il 2021 è andato meglio delle aspettative, con una chiara reazione in particolare nella seconda parte dell’anno. E anche l’avvio del 2022 ci sta dando impressioni positive: nei primi tre mesi dell’anno, secondo Istat, l’export dei vini made in Marche è cresciuto del 59,7%. Un incremento importante e superiore alla media nazionale, anche se in parte viziato dai lockdown registrati sul pari periodo dello scorso anno. Oggi possiamo dire che il settore vitivinicolo marchigiano è ripartito, ma non dobbiamo abbassare la guardia: l’attuale incertezza geopolitica unita all’aumento dei costi energetici, alla carenza delle materie prime secche e alla siccità potrebbero influire negativamente sui mercati nei prossimi mesi".

Ci può fare una previsione sulla prossima vendemmia?

"Le premesse sono molto incoraggianti con una significativa presenza di prodotto in pianta e l’assenza di problemi fitosanitari. Resta la grande incognita del problema idrico, le piogge sono mancate anche da noi e pur essendo la vite pianta poco esigente, il perdurare della siccità potrebbe avere gravi conseguenze sulla nostra viticoltura".

Dopo il Vinitaly e il Prowein quali sono i prossimi appuntamenti promozionali per i vini marchigiani?

"Dopo Vinitaly e Prowein il nostro obiettivo per il 2022 è sviluppare un calendario di degustazioni, press tour, masterclass e seminari oltre alla partecipazione a fiere ed eventi del settore al fine di valorizzare le nostre denominazioni nelle principali piazze della domanda internazionale. Per il resto dell’anno si è pensato più a sviluppare attività di incoming ed ospitalità di giornalisti e potenziali buyer verso le nostre zone. Alcuni produttori hanno già pianificato una serie di attività in Paesi come gli Stati Uniti, il Canada e il Regno Unito Con la Regione, che ha da poco licenziato una importante legge sull’enoturismo, tra le poche in Italia, stiamo sviluppando un circuito virtuoso che ci permetta di identificare il brand marchigiano nella sua totalità, dalle produzioni enogastronomiche all’enoturismo senza dimenticare l’attenzione alla sostenibilità. Vale la pena ricordare infatti che le Marche sono la seconda regione in Italia in termini di incidenza sul vigneto biologico, con una percentuale che doppia la media nazionale".

Quali sono i vini maggiormente richiesti dal mercato?

"Il Verdicchio rappresenta il nostro prodotto di punta e il vino più richiesto dal mercato, ma non è la nostra unica bandiera: l’Istituto marchigiano di tutela vini tutela ben 16 denominazioni che, pur essendo produzioni di nicchia in termini di volume, ormai da anni stanno perseguendo la strada della qualità e dei processi di internazionalizzazione che li rendono vini molto apprezzati sia in Italia che all’estero".

In quali Paesi vengono maggiormente esportati i vini marchigiani?

"In cima alla classifica dei top buyer per i vini marchigiani vi sono i Paesi europei, tra i quali Germania, Regno Unito e Svezia, oltre a mercati fondamentali come Giappone, Stati Uniti, e Canada".