Schumi settebellezze, un mito inarrivabile

Nel 2006 l’ultimo di sei trionfi del tedesco a Imola col Cavallino, più uno con la Benetton: nessun altro ha vinto tanto in Romagna

di Leo Turrini

Si chiama Michael Schumacher l’ultimo pilota Ferrari in trionfo sul traguardo di Imola. E non c’è da stupirsene.

Il campionissimo tedesco si impose nel 2006, vincendo un intenso duello, tutto basato sulla strategia, con il rivale emergente dell’epoca, lo spagnolo Fernando Alonso.

Ma sarebbe ingiusto ridurre la storia del rapporto tra Schumi e Imola a quello che fu il momento finale di una relazione ricca anche di tanti altri episodi.

In particolare, fu nel 1996 che il sentimento tra il pilota e il popolo Ferrarista si materializzò in maniera irreversibile.

Schumi era appena arrivato a Maranello. E aveva fatto una scelta in controtendenza. Lui, già due volte campione del mondo, aveva rinunciato ad offerte più vantaggiose per mettersi al servizio di una causa che sembrava persa.

Nel 1996, la Ferrari era lontana dal titolo iridato già da 17 anni. Il tedesco si fece carico di una scommessa che aveva disilluso personaggi come Alboreto, Mansell e Prost.

Era la classica sfida impossibile. A livello economico, Schumacher aveva ottenuto un trattamento principesco. Ma i soldi non sono tutto. Serviva una risposta sul piano dei risultati.

Arrivò, nel sabato delle qualifiche del 1996. Pur non disponendo di una vettura all’altezza della concorrenza, il sabato, appunto, il tedesco fece un giro pazzesco. Andò a prendersi di forza la pole position. La prima per lui di Rosso vestito. E venne giù l’autodromo!

Schumacher non vinse quel gran premio. In compenso, certificò la nascita di un legame indissolubile tra il suo talento e la passione di milioni di tifosi. Il resto, sarebbe stato un effetto di quella impresa improvvisa.

Michael Schumacher ha vinto a Imola con la Ferrari per la prima volta nel 1999, ponendo fine ad un digiuno che durava da 16 anni. Poi si è ripetuto spesso, dall’alto di una supremazia che apparteneva anzitutto al suo mestiere di pilota, ma che veniva sublimata da una macchina Rossa che non di rado rasentava la perfezione.

Particolare, prima del già accennato Capolavoro del 2006, rimane il successo datato 2003. Per una ragione estranea alle dinamiche esclusivamente da autodromo.

Quando mancavano poche ore alla partenza della corsa, l’idolo dei ferraristi venne raggiunto dalla notizia che la madre Elizabeth si era spenta dopo una lunga malattia. Michael si consultò con il fratello Ralf, che era il driver della Williams BMW.

Entrambi concordarono che il modo migliore di onorare la memoria della mamma consisteva nel prendere parte alla gara, dedicando uno spettacolo a 300 all’ora al ricordo di una donna che li aveva sempre incoraggiati a seguire la loro passione.

Fu uno spettacolo irripetibile. I fratelli fecero a ruotate, battendosi come se si trattasse di una domenica senza ritorno. E in effetti lo era, perché per la prima volta, dopo aver vinto, Michael Schumacher non ricevette la tradizionale telefonata di complimenti da parte di Elizabeth.