Gas e rinnovabili, aziende pronte per i lavori

Righini (Roca): "Puntiamo sul mix energetico, ma serve meno burocrazia e più celerità nell’approvare i progetti. Il metano servirà a lungo"

"Come Roca siamo in attesa di conoscere nel dettaglio i provvedimenti del Governo in materia di energia. Ma dalle dichiarazioni di ministri e tecnici, è chiara l’intenzione di aumentare la produzione nazionale di gas. In sostanza è quanto andiamo chiedendo da anni". Renzo Righini, vice presidente del Roca, l’associazione delle aziende che operano nel campo dell’energia, è soddisfatto della decisione di riprendere a estrarre gas, oggi al minimo. A fine 2022, il gas italiano estratto ammonterà a 2,5 miliardi di metri cubi, addirittura meno del 2021. La crisi energetica, seguita all’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina, ha fatto rivedere la politica del gas esclusivamente importato. La Russia taglierà le forniture all’Italia e bisogna correre ai ripari.

"Noi sosteniamo l’importanza del mix energetico – afferma Righini –. Il rigassificatore può convivere con le rinnovabili, l’estrazione dall’Adriatico non è in contrasto con la cattura, lo stoccaggio e il riutilizzo della Co2".

L’incognita è quella dei tempi. "Tutto dipende dal processo burocratico che sta a monte degli interventi tecnici. Se intendiamo raddoppiare la produzione – aggiunge Righini – sono necessari 2 anni. Ma per avere un buon incremento produttivo è questione di mesi, pronti per l’inverno 2023. Ripeto, dipende dai processi autorizzativi. È lì il problema".

Il Roca ricorda anche che in campo energetico non si ragiona mai in termini annuali, ma di decenni. "Non si può mettere in moto un meccanismo complesso per estrarre gas per qualche anno, si fanno investimenti di lunga portata. Non a caso, anche durante l’ultima Cop27, dove era presente OMC, è stato affermato che certi obiettivi al 2030 non sono raggiungibili, occorre più tempo. Quindi il gas sarà necessario ancora per qualche decennio" spiega Righini.

Le aziende ravennati del settore guardano con grande interesse le possibilità di sviluppo delle nuove attività che stanno venendo avanti. Lavorano nel settore energetico dal 1950 e, nonostante la crisi dovuta al blocco delle attività estrattive e quindi anche ai problemi occupazionali, puntano ad assicurarsi appalti sia che si tratti di estrazioni che di rinnovabili, fotovoltaico ed eolico.

Le imprese si preparano a partecipare alle gare d’appalto per tutti i lavori connessi all’arrivo della nave rigassificatrice al largo della costa ravennate. Va costruita tutta la protezione al punto d’attracco, ci sono 40 chilometri di tubazioni da posare, impianti da realizzare, per un valore che supera i 500 milioni di euro. "Il porto di Ravenna è una straordinaria piattaforma logistica per i lavori offshore – prosegue Righini – e anche in questo caso l’esperienza accumulata in decenni di attività ne è una conferma. Le aziende lavorano nel settore estrattivo, ma anche in quello delle rinnovabili. Diversi componenti per parchi eolici, diretti soprattutto all’estero, sono Made in Ravenna. Siamo pronti a dare il nostro contributo" conclude Righini.