Difendiamo le aziende italiane

La Voce dei Lettori

Chiunque può venire in Italia, acquisire una azienda, magari concorrente, chiuderla ed andarsene indisturbato lasciandosi alle spalle un deserto industriale e tanti lavoratori disoccupati nella disperazione e  a carico  del welfare del nostro Paese. L'elenco delle aziende che hanno subito questa sorte è lungo e destinato a crescere in quanto non c’è nessuna  tutela, da parte dello Stato, di brand più o meno famosi e del nostro lavoro; è vero che siamo in un mercato globale dove sono consentite operazioni di questa natura, però non sempre e non dappertutto. Basti citare la SGA Belga la cui acquisizione fu impedita a DeBenedetti dal governo di quel Paese,  la Opel che fu negata alla Fiat,  a Fincantieri non fu consentito  l'acquisizione dei cantieri navali francesi  anche questo tentativo fu stoppato dal  Governo di quel Paese,  la gravità di questo ultimo caso è esaltata dal fatto che i due Paesi sono membri fondatori della UE e che i cantieri francesi, fino a quel momento, erano in gestione a una società coreana quindi preferita ad una azienda italiana.  Credo che anche solo un gesto, come questo,  dovrebbe bastare per rimettere in discussione la UE dalle fondamenta, invece il nostro Paese non reagisce e subisce senza colpo ferire, qualsiasi affronto.Sempre ai francesi fu consentito di acquisire la Maserati, un brand prestigioso. che portarono alla chiusura, per poi darsi alla fuga lasciandosi alle spalle le macerie di un passato glorioso.Che dire poi delle recenti delocalizzazioni di: Embraco, Pernigotti, Whirpool, ora Jabil  che hanno scelto Paesi dove la mano d’opera costa poco, incuranti di quello che si lasciavano alle spalle. C'’è da temere che questi episodi, di capitalismo selvaggio, uniti agli effetti della pandemia accelerino la desertificazione industriale di questo Paese. Pietro Balugani