Bulgarelli, la bandiera del Bologna

La lettera. Risponde Beppe Boni

Uno dei temi che fa parecchio discutere in questi ultimi anni è la massiccia e sempre crescente presenza di stranieri nei club italiani. Mi rendo conto che la globalizzazione coinvolge anche il calcio e i confini hanno sempre meno senso. Ma personalmente amo il calcio che conserva le bandiere e gli atleti che nella propria squadra diventano icone per i tifosi. Il calcio è fatto anche di uomini, non solo di schemi sul campo. Beppe Mazzacurati

Risponde Beppe Boni

Se parliamo dei giocatori oggi il mondo del calcio ha due volti. C’è una presenza degli stranieri molto forte e sarà difficile fare retromarcia. Vanno, vengono, tornano. Ma le bandiere italiane nel calcio esistono ancora e ci sono sempre state perchè lo sport ha anche bisogno di volti che facciano sognare. Gli stranieri è difficile che rimangano per tanti anni legati a un club. Le figure leggendarie targate Italia non sono mai mancate. Giorgio Chiellini, 38 anni, che ha appena lasciato la Juventus dopo una carriera infinita in bianconero. Un gentiluomo che con il suo addio ha commosso l’Italia. Così è stato Francesco Totti per la Roma. E così Giacomo Bulgarelli per il Bologna, un signore con la S maiuscola dei rossoblù degli anni d’oro, che se ne è andato nel 2009. Tranne una brevissima parentesi all’estero indossò sempre la maglia del Bologna, dall’esordio, 19 aprile 1959, al ritiro, 4 maggio 1975. Nel ’64 contribuì con una prestazione magistrale al settimo scudetto bolognese, che fu dedicato al presidente del Bologna, Renato Dall’Ara, deceduto quattro giorni prima, vincendo contro l’Inter per 2-0. La curva del Bologna oggi si chiama curva Giacomo Bulgarelli. “Onorevole Giacomino, salute!’’ urlava al megafono all’inizio della partita il mitico supertifoso Gino Villani. Una gag indimenticabile che spiega il rapporto speciale fra Bologna e il suo capitano. Una bandiera che sventola ancora.

beppe.boni@ilcarlino.net

voce.lettori@ilcarlino.net