Dubbi sul gruppo cinese-americano

Nell'intervista pubblicata da questo giornale il 31 dicembre scorso, il Presidente di Unindustria, Fabio Storchi, esprime la sua soddisfazione per la nuova azienda in procinto di sorgere a Gavassa di Reggio Emilia: la cino-americana Silk Faw. Che necessità c'era in un territorio come quello reggiano, caratterizzato da eccellenze sia in campo agricolo che industriale, di costruire una megafabbrica di supercar? La ricerca si può sviluppare anche in altri ambiti senza dover produrre auto inutili e per pochi. Considerando poi il consumo di suolo che la costruzione di questa fabbrica comporterà, il suo apporto di inquinamento in un'area già tra le più inquinate del mondo, nonché l'arrivo di tante persone da fuori Reggio che non troveranno alloggio, come già succede per i tanti studenti universitari che vorrebbero venire a studiare nella nostra città, viene da chiedersi se ne valesse la pena. Davvero si pensa di qualificare il nostro territorio aggiungendo fabbriche di prodotti anacronistici, anche se elettrici, in un'ottica di uno sviluppo che preveda una mobilità sostenibile? Non siamo più negli anni '60, quando si pensava all'innovazione in termini quantitativi e tecnologici, senza considerarne gli impatti ambientali e sociali. Sarebbe stato molto meglio pensare a qualificare l'esistente in modo da poter affrontare la vera sfida del futuro. 4,5 milioni di euro che la Regione Emila Romagna ha destinato alla Silk Faw non potevano essere dati a imprese locali per sviluppare la ricerca sul risparmio energetico in senso veramente ecologico? Algo Ferrari, sociologo