Giustizia fra lentezza e paradossi

La lettera. Risponde Beppe Boni

Bologna, 27 novembre 2022 - Non citerò nomi e cognomi né riferimenti precisi. Ma voglio segnalare il caso di un mio conoscente che ha ottenuto dopo dieci anni l'assoluzione in appello per un reato che gli era stato contestato all'interno della struttura di un ente pubblico. Ogni governo annuncia regolarmente riforme della Giustizia che toccano diversi punti, ma che sulla lentezza dei processi non incide. Senza poi addentrarsi in casi paradossali dove la Giustizia civile e quella penale giungono a conclusioni opposte come è successo nel processo per la strage di Ustica.

Luigi Ricci

Risponde Beppe Boni

Il pianeta Giustizia è un groviglio nel quale può accadere ogni cosa fra lentezze e casi paradossali. Senza tornare alla causa di Ustica, dove appunto il processo penale non ha provato l'ipotesi del missile mentre un giudizio monocratico in sede civile lo ha certificato, basta sfogliare il giornale dei giorni scorsi e rileggere un'altra vicenda verificatasi a Bologna. Il bravo cronista del Carlino Nicola Bianchi ha raccontato una storia dove due studenti accusati dello stupro di gruppo di una ragazza in un appartamento sono stati assolti in sede penale e condannati invece in sede civile al pagamento di 12 mila euro da versare alla vittima. Dunque alcuni giudici li ritengono innocenti e quello di un altro collegio colpevoli. Un paradosso che non contribuisce ad infondere fiducia nel sistema giudiziario e solleva mille dubbi. E' normale che in primo grado si possa essere condannati e poi assolti nei gradi successivi di giudizio, ma che in due ambiti diversi, penale e civile appunto, si giunga a conclusioni opposte non può che lasciare stupiti per non dire altro. E purtroppo anche la Giustizia lumaca è un altro malessere italico da cui non si riesce a guarire. Anche l'Europa attraverso l’Eu Justice Scoreboard, il rapporto annuale di comparazione fra i sistemi giudiziari dei Paesi membri, ha rilevato come nel nostro Paese servono in media 500 giorni per una sentenza di primo grado e oltre 1.200 per una di terzo grado. E tutto questo, se permettete, non è vera Giustizia.

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