La forza degli operatori balneari

E' più che comprensibile la preoccupazione degli operatori balneari. I protocolli di sicurezza che devono rispettare sono severi, specialmente riguardo il distanziamento tra nuclei di clienti. Tuttavia simile prudenza deve essere contestualizzata con almeno tre considerazioni. Le prima, di carattere generale, é che poco più di venti giorni fa eravamo in quarantena stretta. Sembra un secolo, ma non lo è. I bassi contagi di oggi sono il frutto degli sforzi di allora. La seconda, legata alla fruizione del servizio offerto. La vita di ombrellone non è come una cena al ristorante o l'acconciatura dal parrucchiere. Il tempo trascorso è assai maggiore, i nuclei per postazione possono essere numerosi e non sono tenuti a restare seduti, figurarsi in presenza di bambini. Valutando il corridoio tra una fila e l'altra, quei dieci metri quadrati che sembrano così immensi non sono che il minimo vitale. La terza, riguarda la capacità di tenuta del settore. Le imprese balneari italiane sono per lo più realtà a conduzione familiare che per decenni si sono tramandate di padre in figlio la gestione di arenili per i quali hanno pagato canoni risibili all'erario, godendo di un regime fiscale di favore.  Insomma, questi operatori, che non sono la totalità ma di certo una fetta consistente, hanno le spalle larghe per reggere un anno di magra. La pazienza che si chiede loro oggi è la sola garanzia per mantenere in piedi un sistema sostenibile con la quasi certezza, salvo disgraziate ricadute sanitarie, di salvare almeno in parte la stagione. Marco Lombardi