La Lombardia vuole esplorare nuovi mercati

Fabio Rolfi, assessore regionale all’Agricoltura: "La sfida è quella di raccontare all’esterno il legame tra vino e territori"

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di Michele Mezzanzanica

Il totem Franciacorta, capitale italiana della spumantistica; l’Oltrepò Pavese, che garantisce quantità ma che da ormai alcuni anni si sta (ri)proponendo come zona in grado di esprimere notevoli picchi qualitativi; territori affermati e riconosciuti sull’atlante dei vini come Valtellina e Garda, senza dimenticare nicchie meno note ma altrettanto valide quali Valcalepio, Colli Mantovani o San Colombano. E poi la zona dei laghi, sia Maggiore che di Como, dove la viticoltura sta tornando di moda, grazie all’impulso di giovani vignaioli ambiziosi e capaci. La Lombardia, ampia e varia, reclama spazio nell’affollata geografia enoica italiana, facendo leva su un’offerta variegata che, a livello regionale, è in grado di mettere nel bicchiere un’ampia gamma di vini di qualità dall’antipasto al dolce, forte di 5 Docg, 21 Doc e 15 Igt che si traducono nel 90% di produzione vinicola a Denominazione di qualità.

"La Lombardia può vantare un patrimonio di oltre 90 vitigni coltivati e una qualità dei vini sempre più conosciuta e apprezzata nel mondo – dichiara l’assessore regionale all’Agricoltura, Fabio Rolfi -. La sfida per il futuro è quella di esplorare nuovi mercati raccontando all’esterno il legame indissolubile tra vino e territori di Lombardia, le tecniche di produzione sempre più sostenibili e il lavoro agricolo che si cela dietro un’etichetta".

Sintesi di questa proposta è Ascovilo, l’associazione che riunisce 13 consorzi di tutela, praticamente tutti fatta eccezione per il Franciacorta. "Attendiamo ancora i dati definitivi, manca ancora il Natale, ma il 2021 è stato un anno sicuramente positivo – commenta la presidente, Giovanna Prandini – abbiamo assistito a un fenomeno abbastanza generalizzato di ripresa dei consumi e degli ordini, anche nell’horeca che era stato il settore maggiormente penalizzato dall’emergenza pandemica. C’è stato un discreto fermento, anche grazie al bando regionale ‘Io bevo lombardo’ che ha sostenuto l’acquisto di vini regionali di qualità da parte di bar, ristoranti, hotel ed enoteche". In termini numerici, la ripresa si è attestata al +11,7% di export nel primo semestre dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2020.

"Numeri in crescita per quanto riguarda la quantità ma anche la qualità – sottolinea la numero uno di Ascovilo – perché il valore a bottiglia è mediamente più alto rispetto agli anni scorsi. Si beve meglio, prodotti di fascia media e medio-alta, fattore importante anche per remunerare correttamente tutta la filiera del vino". A livello di tipologie, i trend indicano una particolare predilezione per gli spumanti, soprattutto i rosè, non più limitati alle occasioni di festa ma apprezzati all’aperitivo e anche a tutto pasto, e una forte attenzione al tema della sostenibilità. I consumatori scelgono prodotti green, con certificazioni di attenzione all’ambiente, premiando nel mondo nel vino come in quello del cibo le aziende biologiche e biodinamiche

Per quanto riguarda invece le strategie future, l’obiettivo è rinforzare sempre di più il brand Lombardia a livello di marketing e comunicazione del vino, andando oltre le singole territorialità per poi proporle e valorizzarle all’interno di un contenitore più ampio. "Già al Merano Wine Festival siamo andati come Acovilo ed Ersaf (Ente regionale per l’agricoltura, ndr) – conclude Prandini – mentre a breve firmeremo il protocollo di intesa con la Federazione regionale delle strade e dei sapori, per lavorare insieme alla promozione del territorio. Una delle maggiori leve del nostro settore sarà infatti l’enoturismo e in Lombardia siamo indietro rispetto a regioni come Piemonte o Toscana. Abbiamo un potenziale ancora inespresso che nei prossimi anni dovremo essere in grado di sfruttare".