Stefano Bonaccini "Case, lavoro, scuole Così ci siamo rialzati, meglio di prima"

Il presidente della Regione Emilia-Romagna: "Fu un terremoto devastante, industriale, con oltre 14 miliardi di danni. Recuperate oltre 530 scuole, un centinaio ricostruite completamente. L’essere uniti ci ha permessso di dare il massimo"

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Valerio

Baroncini

n terremoto industriale", perché il mondo del lavoro pagò un prezzo altissimo. Ma soprattutto "un terremoto devastante, con una quantità di danni oltre i 14 miliardi di euro, il secondo più pesante della storia del Paese dopo il sisma dell’Irpinia del 1980". Il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, non ha dubbi: "Furono due scosse pesantissime, di pari intensità, una cosa che non avviene quasi mai".

Governatore Bonaccini, cosa accadde in quei giorni e cosa accade ora?

"C’erano oltre 40mila sfollati, dopo 10 anni il 95% di ciò che era crollato o inagibile è stato ricostruito. Quello che manca attiene a luoghi come chiese, monumenti, rocche, castelli, centri storici, beni sottoposti al vincolo della Soprintendenza e che dunque meritano anche maggiori progettazione e cura".

Anche il cratere è ridotto drasticamente.

"Dei 59 comuni che facevano parte del cratere, oggi 44 hanno completato tutta la ricostruzione pubblica e privata; negli altri si va verso il completamento definitivo. Come l’ha definita il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la ricostruzione sarà ricordata come esemplare in questo Paese".

Come decideste di agire?

"Si puntò su tre cose. La casa: c’era bisogno di dare risposta prima possibile a chi non aveva un tetto, anche se non ci fu nemmeno una famiglia che trascorse l’inverno in tenda. Poi il lavoro: è stato un ‘terremoto industriale’, mai prima d’allora in Italia vennero colpiti così tante fabbriche, capannoni, industrie, attività artigianali. Senza lavora si rischiava la delocalizzazione delle attività. Dunque, serviva un intervento immediato".

E il terzo punto?

"I bambini, la nostra scommessa sul futuro, fu fatto un lavoro straordinario. Sono state recuperate oltre 530 scuole, delle quali un centinaio ricostruite completamente: nessuno studente ha perso l’anno scolastico, è stato un grande lavoro che ha permesso di difendere il tema educativo".

A Pieve di Cento, ad esempio, le scuole...

"Si sono trasformate, con un intervento molto bello: dove c’era la scuola, oggi c’è un centro culturale con biblioteca e pinacoteca, un luogo di incontro e socializzazione. Si è agito affinché si ricostruisse nel miglior modo possibile: oggi abbiamo edifici più belli, moderni e sicuri".

Cosa ricorda della prima scossa?

"Ricordo perfettamente quella notte, il 20 maggio. Erano le 4.03, la scossa mi svegliò, la prima cosa fu scendere a terra: abito al primo piano e guardai da fuori la palazzina con la mia famiglia e i genitori. Ero memore da bambino della scossa del Friuli e dell’Irpinia. Si avvertirono anche a Campogalliano, il mio paese. Credevo quindi che il terremoto fosse capitato altrove. Poi risalii in casa, guardai lo smartphone, il sito dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e scoprii che l’epicentro era Finale Emilia. Chiamai l’allora sindaco di Finale, saranno state le 4.20. Mi disse che era in mezzo alla strada. Era tutto buio e polveroso era crollato il centro storico".

Come si sentì?

"Mi lasciò attonito. Il giorno dopo da consigliere regionale andai nei luoghi del terremoto. Quando son diventato presidente, a fine 2014, ho trovato il lavoro impostato in maniera ottima dal presidente Vasco Errani e dalla giunta precedente. C’è stato un sistema corale che ci ha permesso di prendere in mano quella situazione, ereditando anche il ruolo di commissario straordinario alla ricostruzione: era la ,prima volta che a un presidente di regione (Errani poi io) veniva dato in gestione questo tema".

Fu una scelta corretta?

"Fu una responsabilità forte, ma giusta, chi meglio di noi poteva conoscere le esigenze dei cittadini? Subcommissari furono nominati i sindaci, ancora oggi i primi cittadini rimasti nel cratere ogni mese fanno un incontro, facendo il punto sulle cose che funzionano e quelle da correggere. Dopo il terremoto, noi emiliani abbiamo dimostrato che quando ci mettiamo d’impegno dimostriamo di essere capaci".