LUCA RAVAGLIA
Sport

Cesena, c’è ancora tanto lavoro da fare. La passione di questa terra vale più della B

Questo è il momento di godersi l’impresa, arrivata al termine di un torneo da guinness. Ma il futuro è già dietro l’angolo

Cesena, c’è ancora tanto lavoro da fare. La passione di questa terra vale più della B

Cesena, c’è ancora tanto lavoro da fare. La passione di questa terra vale più della B

"Ce ne andiamo, ce ne andiamo in serie B!". Era questo il grido, sabato 30 aprile, di sera, in piazza del Popolo, con la squadra che ballava sul tetto del pulmino, le luci rosse dei fumogeni tutto intorno e una città in festa per la promozione appena conquistata battendo 1-0 il Pescara. Si torna dove si era, dove si era stati fino a un attimo prima del fallimento, quello che nell’estate del 2018 aveva fatto piombare nella palude della D una squadra che si era appena salvata sul campo in cadetteria.

Da allora è servito un anno per il primo salto di categoria e tutti gli altri compresi tra il 2019 e oggi per rimettere in pari i conti. Dunque è così che funziona? Tutti hanno pagato il giro di bicchieri e questo è il momento di salutare il barista e tornarsene a casa? No, non qui. Non a Cesena.

La conquista della serie B è una gioia che serve godersi assaporandola fino al midollo, fino alla fine di questa stagione e per tutte le vacanze che attendono calciatori e tifosi.

Eccoci, già par di vedere le foto postate sui social dalle spiagge di mezzo mondo con la bandiera del Cavalluccio che vale più di qualsiasi barriera corallina. ’Bentornat’i è la parola più diffusa, con la B che va sempre maiuscola, a prescindere dalla punteggiatura, dai nomi propri o comuni. Perché andiamo, da queste parti di comune non c’è proprio niente.

C’è invece una passione viscerale che riempie l’aria, quando va bene come quando va male. Che spinge chi sta in campo a salire di colpi, sempre e comunque, anche quando diluvia, è inverno, è sera, è freddo e gli altri arrivano sugli stinchi come se non ci fosse un domani. Gli altri.

Te li ricordi gli altri? Non è questione di scorrere la lista di questo torneo, né tanto meno di voler mancare di rispetto a qualcuno o a qualcosa, perché ognuno ha le sue tradizioni, le sue storie e le sue magie. Ma te lo ricordi quando il pubblico spingeva da matti e quelli in campo volavano, non contro il Pescara, contro il Milan? Cesena-Milan 2-0, seconda giornata della stagione 2010-2011.

Era l’altro ieri, non una vita fa. I telefonini, la fibra ottica e i social network li avevano già inventati. Eravamo qui, a casa, all’Orogel Stadium e c’erano Bogdani e Giaccherini che avevano lasciato in silenzio Ibrahimovic. Non è una storia da raccontare davanti al camino, le sere d’inverno. E’ una cosa che siccome c’è stata, può tornare ad esserci. Che poi altrimenti i nipoti davanti alle storie dei nonni finiscono con l’annoiarsi. Le storie è meglio viverle e poi – eventualmente – raccontarle. Come quella della promozione in B appena arrivata, al termine di una stagione pazzesca, nella quale tutto (o praticamente tutto) è andato in un’unica direzione, quella giusta.

Però non basta. E allora per forza si pensa al passo in più, arrivando alla domanda decisiva. La domanda decisiva non è ‘Quando?’, è ‘Come?’. Come si fa a rilanciare ancora? Con lo spirito di una terra e di una comunità che ha contagiato un simbolo calcistico, coi giocatori in campo e i tifosi tutto intorno. Altro che il dodicesimo uomo, questi sono diecimila, quindicimila, e più. Undici contro quindicimila. Che venga anche il Milan, vediamo che succede. Il Milan può tornare, eccome se può. Basta solo andarselo a prendere.