DANIELE ZANDOLI
Sport

Dionigi, il racconto di una vita in bianconero: "Cesena, questa impresa non ha precedenti"

Il decano dei giornalisti della città segue il Cavalluccio fin da ragazzo: "Ha ragione chi dice che la squadra ha rasentato la perfezione"

Dionigi, il racconto di una vita in bianconero: "Cesena, questa impresa non ha precedenti"

Dionigi, il racconto di una vita in bianconero: "Cesena, questa impresa non ha precedenti"

Dionigio Dionigi non è una persona normale. Nel senso che assomma in sè tante di quelle caratteristiche positive, di incarichi e di esperienze da farne un unicum a Cesena e non solo. Grande imprenditore, presidente del Panathlon Club Cesena, il maggiore al mondo, capace di portare in Romagna personaggi di caratura internazionale e nazionale, organizzatore di manifestazioni che stanno facendo la storia come il memorial Pantani. Ha una grande passione, praticamente dalla nascita: il Cesena calcio, da decano dei giornalisti di Cesena.

Dionigi, quest’anno è stato un bengodi.

"Il Cesena dei record, autore di una cavalcata straordinaria. E’ tornato a casa sua, la serie B da cui è mancato troppo a lungo. Ha tutto per interpretare un ruolo importante anche in cadetteria dopo una stagione entusiasmante, una dittatura vera e propria, praticamente senza avversari nonostante i tentativi della Torres".

A memoria mai visto un Cesena tanto forte.

"Mai visto in quasi 80 anni. Un sogno sin da quando il Cesena giocava all’Ippodromo, nelle file di quella squadra giocava Azeglio Vicini. Ho sentito di recente un commentatore Sky centrare il giudizio quando ha affermato che il Cesena stava offrendo uno spettacolo che sfiora la perfezione. Nonostante un solo rigore concesso, una vera vergogna considerato che ho contato almeno una decina di falli clamorosi in area avversaria ai danni dei nostri attaccanti. Ma noi ce l’abbiamo fatta lo stesso, nonostante arbitraggi non amichevoli, forti del nostro pubblico, del meraviglioso stadio che tanti ci invidiano non solo in serie B".

Merito della società per i mezzi messi a disposizione, di Artico che li ha ben investiti, della squadra che è stata sempre al pezzo, ma anche di mister Toscano.

"Vero. Il nostro allenatore non ha sbagliato un colpo in questa stagione. Anche per lui record incredibili, li ha battuti tutti dimostrando una superiorità netta. Mai una sbavatura, mai un errore nelle sostituzioni, sempre efficaci. Ricordo solo le ultime due, Pierozzi col gol della vittoria per la matematica certezza della promozione e quello di Ciofi. Gol importantissimi. Bravo il nostro mister".

Da decano dei giornalisti, è difficile anche dare la palma ai giocatori che si sono distinti?

"Seguo questa squadra dalla lontana stagione 1947/48, quell’anno il conte Rognoni vendette Azeglio Vicini per 350mila lire. Sta succedendo lo stesso, il vivaio ha ricominciato a sfornare talenti che poi andranno negli squadroni com’è giusto che sia. Sarebbero da citare tutti i bianconeri. Sono entusiasta di Shpendi, De Rose coi suoi 37 anni che sembrano 18. Berti a 20 anni appena compiuti se lo guardi in faccia sembra un bimbo, ha un grande futuro e ringraziamo la Fiorentina per avercelo restituito gratis. Se avessimo avuto Pisseri lo scorso anno saremmo da un anno in serie B. E poi Donnarumma, Prestia, Silvestri. Insomma, tutti bravissimi".

Dionigi, Cesena le deve tanto per questo ritorno alla vita calcistica dopo il fallimento.

"Me lo chiese il sindaco Paolo Lucchi, una sorta di chiamata alle armi perché si rischiava di chiudere col calcio a Cesena. Accettai e con lui, Carlo Battistini e Christian Castorri a luglio e agosto ci chiudemmo in Comune per cercare di trovare una soluzione. Incontrammo diversi gruppi interessati a rilevare il Cesena, molti erano bluff. Scegliemmo quel gruppo di imprenditori capeggiati da Patrignani e ci indovinammo".

Chissà quanti episodi in 33 anni da giornalista del Resto del Carlino, Rai, Ansa, passati coi grandi personaggi della storia del Cavalluccio?

"Con Dino Manuzzi passai il pomeriggio della prima promozione in A contro il Mantova seduti sugli scalini dello stadio perché la tribuna stampa era piena di giornalisti corsi da tutta Italia. Mai vista tanta gente, il presidente mi massacrò un braccio per la felicità. A Edmeo suggerii Azeglio, lui non ci credeva, ma io avevo parlato a Vicini la mattina a Cesenatico e lui non respinse la possibilità di allenare il Cesena dopo la Nazionale. Se Azeglio fosse arrivato a febbraio e non a marzo inoltrato saremmo andati in serie A, altro che salvezza".

Ci sarà stata anche una grande delusione in questa straordinaria cavalcata.

"Una immensa. Perdemmo lo spareggio di Cremona col Padova dopo aver dominato il campionato e meritato di vincere anche quel match. Hubner e Dolcetti sbagliarono gol clamorosi e in A ci andarono i veneti”.

Infine le figure che hanno reso possibile la grande storia del Cesena.

"Come non pensare ai tre fondatori Piraccini, Pantani e soprattutto al conte Rognoni, figura di peso anche nei decenni successivi".