STEFANO BENZONI
Sport

Il personaggio. L’uomo giusto al momento e nel posto giusto. Cesena, la firma di Artico sul successo

Fabio Artico, direttore sportivo del Cesena, da figura controversa a elemento chiave per il successo del club. Il suo ruolo determinante e la capacità di gestire le sfide interne hanno contribuito alla promozione in Serie B.

L’uomo giusto al momento e nel posto giusto. Cesena, la firma di Artico sul successo

L’uomo giusto al momento e nel posto giusto. Cesena, la firma di Artico sul successo

Da uomo divisivo a uomo determinante. Da elemento della discordia in una lotta societaria più grande di lui nella quale si è trovato suo malgrado impelagato e impantanato, a direttore chiave, tassello decisivo per il club. Il più importante del lotto? Difficile dirlo. Quello che invece si può affermare con certezza e senza timore di essere smentiti è che Fabio Artico, il direttore sportivo e operativo del Cesena al primo anno in Romagna, sia stato assolutamente fondamentale in questa meravigliosa, indimenticabile e travolgente cavalcata bianconera. Infatti nella sottile e sotterranea diatriba ancora in divenire prima della deflagrazione conclusiva fra Robert Lewis e John Aiello che ai tempi sembravano andare d’amore e d’accordo, Artico viene contattato una prima volta da Lewis a fine 2022 per il ruolo di ds all’epoca in carico a Stefanelli, ma non se ne fa nulla.

Il secondo e decisivo abboccamento qualche mese più tardi, fra marzo e aprile, sempre con Robert e Agostini protagonisti e proponenti. E Aiello? Sotto questo sole Artico, senza conoscerlo e senza verificarlo, viene ovviamente visto come ‘uomo di Lewis’ e pedina importante nella lotta fra le due componenti principali della società. Gli Aiello stavano cercando un ad con l’idea di confermare Stefanelli e Artico era in mezzo ai due fuochi. Da cui è uscito sia per merito di Aiello, che dopo averlo conosciuto ha capito il valore del professionista e della persona, sia per merito suo, del suo carattere, del suo modo di porsi e di atteggiarsi: "Non mi piace la ribalta, apparire, essere in prima pagina, non sono uno che cerca spazio. Mi piace tenere un profilo basso e soprattutto mi piace lavorare. Non sono certo uno assetato di gloria, di fama o di denaro. Sposo i progetti, non la categoria".

E così è risultato vincente dalla sfida italo-americana perché "io ero e volevo essere il direttore sportivo del Cesena, lavorare per il bene della società, della squadra e dei tifosi senza essere figlio di nessuno, ma solo del Cesena".

Presto ha conquistato tutti, principalmente la famiglia Aiello, John e Michael su tutti, ma poi anche i loro soci, Anthony Scotto e Peter Ciaccia "e sono stato un privilegiato perché mi hanno sempre dato carta bianca in tutto quello che volevo fare, sia da un punto di vista tecnico, sia da un punto di vista gestionale e questo non è un fatto di poco conto".

Artico, responsabile dell’area tecnica, è stato fin dall’inizio abile e intelligente. E’ arrivato, ha studiato, ha capito, ha verificato e poi ha deciso. Senza stravolgere nulla, senza cambiare per cambiare, ma modificando quello che andava modificato e centrando i rinforzi giusti, come d’altronde aveva pubblicamente detto fin dal suo primo giorno a Cesena. Diverso come persona da Mimmo Toscano, ha però costruito con il mister ("una persona vera con cui si può parlare a viso aperto") un rapporto basato sull’onestà e sulla fiducia reciproca che alla fine si è visto quali frutti abbia portato. E’ stato bravo a capire subito le qualità dei giovani del vivaio e a sfruttarne talento e potenzialità per lanciarli in un momento in cui pochi avrebbero avuto il coraggio di farlo. Ha guidato e diretto dall’alto una squadra che ha subito trovato il suo ritmo, le sue geometrie, i suoi equilibri dentro e fuori dalla spogliatoio, intervenendo solo quando era necessario con le parole giuste al momento giusto. Concretamente ma senza apparire, come nel suo stile. Nel mercato di gennaio non ha aggiunto nessuno ed ha tenuto a dritta la barra di una società che lui rappresentava, presiedeva, guidava e indirizzava. Gli americani lo hanno visto subito come una persona seria, competente e come un punto di riferimento e come un dirigente che non faceva spendere soldi così per il gusto di fare qualcosa, ma solo a buon fine e queste qualità, confermate giorno dopo giorno, hanno conquistato tutti. Il Cesena, squadra umile e mai presuntuosa, ha rispecchiato anche le sue caratteristiche umane, quelle di un dirigente che ha centrato la sua seconda promozione dalla C alla B dopo quella alla guida dell’Alessandria nel 2021.

In un’annata come quella appena trascorsa diventa molto raro non individuare un momento delicato, oppure un frangente di difficoltà, pure in una galoppata straordinaria e vincente. A parte le già citate difficoltà iniziali di assestamento nel ruolo, si potrebbe pensare al dopo Olbia, la prima sconfitta in stagione arrivata all’esordio in campionato, ma in realtà quello ‘schiaffone’ immediato non ha fatto altro che svegliare la truppa, far capire a tutti che un campionato, quello passato, era finito e da archiviare, ed uno nuovo era ai suoi albori.

No, il momento delicato che Artico ha percepito è arrivato in quei sei giorni fra martedì 5 marzo – giorno della sconfitta a Carrara - e lunedì 11 data della gara casalinga contro il Gubbio: "Dopo la sconfitta di Carrara la Torres era a -9, poi la domenica visto che giocava prima di noi ha vinto ed è andata a -6 per cui se non avessimo vinto in sei giorni ci saremmo trovati dal +12 al +6, uno sbalzo di punti non indifferente. Ho temuto che, considerando gli infortuni e le squalifiche di quella gara, una non vittoria avrebbe potuto indebolire la nostra forza interiore e il nostro pensiero, qualcosa che sarebbe stato non facile da riassorbire. Invece, la squadra non ha mollato. C’è stata e ha tenuto duro anche dopo il primo tempo chiuso 0-0. Abbiamo fatto due gol nella ripresa con Adamo e Shpendi, abbiamo vinto 2-0, siamo tornati a +12 e tutto è tornato a posto. Abbiamo risposto da grande squadra".

Ora si sale di livello. Ora c’è la B da affrontare ma Fabio Artico non si farà trovare impreparato anche perché il suo mantra lavorativo è sempre stato "essere un passo avanti agli altri e questo è possibile solo attraverso una pianificazione del lavoro che è quello che stiamo facendo a Cesena". Sempre lontano dai riflettori, ma sempre lavorando con serietà, competenza e lungimiranza. Con ‘umilté’ come diceva l’Arrigo Sacchi parodiato. E come conferma il responsabile dell’area tecnica del Cavalluccio "perché l’umiltà è la base del talento". E allora ringraziamo Robert Lewis per averlo inizialmente contattato e la famiglia Aiello per averlo voluto. Senza il signor Fabio Artico da Venaria Reale la storia di questa stagione non sarebbe stata la stessa.