L’intervista. "Il trasferimento a Cesena? Ebbi un minuto per decidere»

Serafini si racconta: "Quando rimanemmo a piedi a Bari, le cabine telefoniche di San Siro e le contestazioni. La credibilità è tutto"

"Il trasferimento a Cesena? Ebbi un minuto per decidere"

"Il trasferimento a Cesena? Ebbi un minuto per decidere"

Luca Serafini, come ci sei finito, da modenese verace, qui in Romagna?

"Era il 1990, periodo del girone di ritorno del campionato di calcio, tanto per contestualizzare. Ero appunto a Modena quando ricevetti la telefonata che non si dimentica. Mi chiamarono proponendomi un trasferimento e offrendomi tre alternative: Reggio Emilia, Rimini o Cesena".

Come scegliesti?

"Sono modenese, Reggio non era nemmeno da considerare… Restavano Rimini col mare e Cesena col calcio. Chiesi se avevo tempo per pensarci".

Cosa risposero?

"Che un minuto al telefono lo avrebbero aspettato. Così andai di getto, andai a Cesena. Seguivo il Modena da anni, ma sapevo tutto anche del Cesena. Quello bianconero era un mondo che mi affascinava tanto. Debuttai con la salvezza in serie A".

La ricordi ancora?

"Scherzi? L’ultima partita è in casa col Verona ed è decisiva. Chi vince si salva. Marcello Lippi in panchina, gol di Massimo Agostini, con gran passaggio di Sergio Domini".

Quando entrasti nel mondo della comunicazione?

"A 17 anni, bussando alla porta di quelle che erano le ‘radio libere’. Era il 1976. Poi arrivarono la tv e, dal 1980, il giornale".

Era un altro mondo.

"Nel quale mi sono comunque sempre mosso con lo stesso entusiasmo. Ho imparato velocemente a conoscere la città perché la ‘vivevo’, di giorno come di notte, andando a caccia di notizie. Più conoscevo persone, più rimanevo affascinato da questa terra e dalla sua gente".

C’erano meno filtri.

"Incontrare e stringere buoni rapporti con gli atleti e gli allenatori era più immediato, ma credo che il vero aspetto in grado di fare la differenza sia la credibilità che metti sul tavolo. A quella ho sempre dato grande importanza. Se giochi male, lo scrivo; se la domenica dopo giochi bene, lo scrivo. Non è contraddirsi, è raccontare i fatti". Non tutti la prendono bene.

"Ho avuto discussioni accese con diversi giocatori e allenatori, ma proprio con loro poi sono nate le amicizie più profonde".

Nomi?

"Potrei farne tanti. Tardelli, Bolchi, Cavasin, Castori, Bisoli, Agostini… In un piano a parte metto Edmeo Lugaresi e Azeglio Vicini, due uomini eccezionali. E che non si facciano battute su Edmeo: era laureato all’università della vita, una persona di altissimo livello che per il Cesena ha dato tutto".

Raccontare i momenti negativi è più difficile?

"Nei momenti positivi è più bello, in quelli negativi è più importante. Serve avere sempre rispetto di tutti, non offendere e mantenere la propria credibilità, prima di tutto nei confronti di chi acquista il giornale".

Hai girato stadi di tutta Italia.

"Ho tenuto il conto, sono 145. Sono entrato in 145 stadi e in altrettanti bagni, per ragioni di forza maggiore. Il più funzionale alle esigenze di un cronista è certamente quello di Pescara: dalla toilette si vede il campo".

Migliaia di chilometri insieme a colleghi che erano anche amici.

"Abbiamo creato un gruppo molto affiatato. Si andava per lavoro, ma ci si divertiva sempre. Alcune trasferte sarebbe più corretto chiamarle avventure…".

All’inizio le connessioni internet erano fantascienza.

"I pezzi si dettavano. La sala stampa di San Siro sembrava la sede di una compagnia telefonica: era tempestata da decine di cabine. Si chiamavano i dimafoni, sperando di evitare storpiature nelle formazioni…".

Gaffe?

"Hai voglia… Come quella volta che staccai involontariamente la comunicazione del corrispondente dell’Ansa".

Il giornalista non è sempre ben visto.

"A Bari, dopo una vittoria del Cesena, il tassista rifiutò di venirci a prendere. Ci ‘salvò’ un collega pugliese".

Hai raccontato anche il fallimento del club.

"Tutta la redazione lavorò con impegno. In particolare fu fondamentale l’apporto dell’amico Paolo Morelli".

I ricordi più belli?

"Le promozioni, tutte".

Si torna in B. Che dici di Cesena-Modena?

"Al Modena voglio bene come alla mamma, il Cesena è la moglie che ami fino in fondo".

Quando ci sarà il primo scontro diretto, tu che farai?

"Andrò a dormire presto".

Luca Ravaglia