Insulti razzisti a calciatrice nigeriana, nel mirino un vigile di Pesaro e la moglie

L’accusato si difende: "L’epiteto ’bestia’ era riferito a due azioni antisportive. Se fosse stato detto a una bianca, nessuno si sarebbe scandalizzato"

Mombaroccio (Pesaro Urbino), 19 gennaio 2023 - "Io e mia moglie non siamo assolutamente razzisti. Non reagisco al video infamante fatto circolare dalla presidente del Vicenza Calcio Femminile, solo perché non voglio turbare ulteriormente le mie figlie. Ma un giorno la presidente Erika Maran mi dovrà spiegare che senso aveva farlo, dal momento che lei sa benissimo che non era una questione di colore della pelle".

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A sinistra Rafiat Folakemi Sule e a destra Pierfranco Generali
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Commenta così il pesarese Pierfranco Generali, 60 anni, ispettore della Polizia locale di Pesaro d’istanza al presidio di Mombaroccio, al centro di una bufera mediatica e sportiva che potrebbe avere anche strascichi penali. Lui e sua moglie sono due dei genitori delle giocatrici della Jesina accusati di un episodio di razzismo nei confronti della 22enne nigeriana Rafiat Folakemi Sule del Vicenza Calcio Femminile, avvenuto domenica sul campo di Tavernelle di Altavilla Vicentina durante il match di serie C che ha visto vincere per 2 a 1 le padrone di casa. "Bestia! Bestia!" si sente gridare dalla moglie di Generali nelle immagini con audio riprese dalle tv locali e dai telefoni dei tifosi che circolano in Rete.

"Francamente mi stupisce tutta questa eco mediatica - dice - perché se l’avversaria fosse stata bianca, tutto questo polverone non si sarebbe alzato. Premetto che c’è stato un brutto fallo di reazione da parte di questa ragazza su mia figlia. Ma di questo non parla nessuno. Quando la palla era lontana, non solo ha dato un calcio a mia figlia rischiando di farle male… ma poi ha tentato di colpirla un’altra volta, pestandole il piede. Per questo è stata espulsa". Per Generali un episodio gratuito di violenza contro un’avversaria, sua figlia, bianca. "Di questo non parla nessuno. Come non si sarebbe parlato della frase di mia moglie se fosse successo tra due ragazze bianche - prosegue -. Mentre la Sule usciva dal campo, infatti, le ha urlato: ‘E’ un comportamento antisportivo. Ma cosa sei una bestia?’. L’epiteto, seppur pesante, sarebbe partito anche se fosse stata bianca, italiana. Ma siccome ora va di moda il tema del razzismo in campo…Ma se la gente non conosce l’italiano, non siamo noi a doverci giustificare".

Per Generali l’epiteto è stato decontestualizzato e ricontestualizzato ad arte. "Le bestie calciano senza motivo - conclude -. Tutti hanno capito il senso. Tranne un paio di persone dietro di noi che ci hanno dato dei razzisti. Tra l’altro inventandosi di sana pianta che io avrei detto ’Sei scura’ o ’Colorata’ o altro sul colore della pelle. Io invece le ho dato della ‘testona’, perché non capiva cosa aveva fatto. Perché un discorso è che c’è un fallo durante il gioco: si sa a cosa si può andare incontro giocando a calcio. Un altro conto è invece che si tenti di fare male all’avversario quando non se l’aspetta. E’ questo il punto. Che poi questa ragazza fosse di colore per me non cambia niente. Io la capisco la reazione di una madre". Teme conseguenze? "Francamente sono sereno. Infastidito, ma con la coscienza a posto. So chi sono. So cosa ho detto. C’è un video che parla per noi. Le mie figlie l’hanno ascoltato e sono dalla nostra parte. Questa è la sola cosa importante per me".