Covid, case di riposo in ginocchio. Cisl Veneto: "Lavoratori in fuga, servizi in crisi"

Sono oltre 320 le Rsa per anziani del Veneto, che accolgono circa 28mila ospiti. "Strutture in sofferenza da tempo, l’emergenza sanitaria ha acuito le debolezze", è l'allarme della Cisl Veneto

Vaccinazioni nelle Rsa

Vaccinazioni nelle Rsa

Venezia, 17 gennaio 2022 - Carenza di personale, troppi i lavoratori senza vaccino o in fuga verso altre professioni. Sono alcuni dei motivi che stanno mettendo in ginocchio del Rsa del Veneto, messe in crisi dalla pandemia. E dopo l’ultimo attacco hacker alla casa di riposo di San Donà di Piave, la preoccupazione cresce. “Fattori che stanno oggi mettendo in ginocchio l'organizzazione del lavoro in molte delle oltre 320 Rsa per anziani del Veneto, che accolgono circa 28mila ospiti”, è allarme della Cisl Veneto.

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La cronica carenza di operatori sociosanitari si sta aggravando “per la mancanza di vaccinazioni, per la criticità nel garantire la sostenibilità economica, difficoltà nel reperimento di specifiche figure professionali, dimissioni degli operatori in 'fuga' verso le strutture sanitarie pubbliche o verso altre professioni”, spiega Cinzia Bonan, segretaria di Cisl Veneto con delega alle politiche sociali e sanitarie.

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"La verità è che da lungo tempo queste strutture sono in sofferenza”, aggiunge. “L’emergenza sanitaria – continua – ha acuito le numerose debolezze già preesistenti nel sistema della residenzialità e della domiciliarità, rendendole ancor più evidenti e preoccupanti". Perciò, scandisce Bonan, "riteniamo sia urgente individuare puntualmente le criticità del sistema e le priorità di intervento, definendo al contempo i livelli assistenziali che garantiscono da un lato qualità del servizio, sostegno alle persone e alle famiglie in situazioni di fragilità, dall'altro la valorizzazione e la tutela dell'occupazione".

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La Cisl Veneto nette in guardia: "la qualità dei servizi e delle prestazioni è strettamente connessa a quella del lavoro, vogliamo tutelare insieme i diritti dei lavoratori, dei pensionati e le condizioni degli ospiti delle strutture residenziali. E miriamo a che ciò possa realizzarsi senza ricadute sui costi sostenuti dalle famiglie", continua Bonan.

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Fondamentale valorizzare professionalmente i lavoratori dei servizi sociosanitari, di assistenza e di cura degli anziani, settore che oggi risulta sempre meno attrattivo per la pesantezza dell'impegno richiesto e il basso riconoscimento economico. "La questione economica, e in particolare l'equilibrio tra finanziamenti regionali e rette, non possono continuare a pesare sulle spalle dei lavoratori – rimarca Marj Pallaro, segretaria generale di Fp Cisl Veneto –. I contratti da applicare devono essere appetibili dal punto di vista sia della tutela dei diritti che della retribuzione. Da molto tempo, sosteniamo che anche nelle Ipab debba essere applicato il contratto della sanità, soprattutto per il personale sanitario e sociosanitario, e sia necessario prevedere una sua gestione integrata con le Ulss locali".

Anziani: “La pandemia ha fatto una strage”

Per Tina Cupani, segretaria generale della Fnp Veneto, i pensionati di Cisl la posizione è decisa. "Gli anziani ospiti nelle case di riposo più di ogni altro hanno subito le conseguenze della pandemia. Quando il virus è entrato la prima volta nelle case di riposo, è stata una strage. Quando, grazie alla scienza, sono arrivati i vaccini e proprio gli anziani nelle Rsa sono stati tutelati per primi, a gran fatica è stato loro concesso di ritrovare la socialità per mesi negata. E cioè visite dei famigliari e attività ricreative, che in questa quarta ondata ancora una volta avvengono a singhiozzi".

Per la sindacalista "proprio la pandemia, però, ha evidenziato come tutto il sistema vada riformato: con un invecchiamento della popolazione che vedrà nel 2050 raddoppiare il numero di over 85, e quindi raddoppiare il numero di anziani non autosufficienti, alle case di riposo si chiede di fornire molti più servizi di tipo sanitario".