Covid Veneto, inchiesta test rapidi: Rigoli e Simionato rinviati a giudizio. Udienza nel 2024

Dopo l'esposto del microbiologo Crisanti , processo per l'ex primario di Treviso e l'ex dg di Azienda Zero. La difesa: "Non era tenuto a studio scientifico. Tamponi già certificati"

A destra Roberto Rigoli durante gli aggiornamenti Covid quotidiani col governatore Luca Zaia

A destra Roberto Rigoli durante gli aggiornamenti Covid quotidiani col governatore Luca Zaia

Padova, 10 febbraio 2023 - L'ex coordinatore delle microbiologie del Veneto, Roberto Rigoli, è stato rinviato a giudizio, accusato di falso in atto pubblico, al termine dell'inchiesta sull'acquisto dei tamponi rapidi anti-Covid, condotta dalla Procura di Padova. Assieme al microbiologo comparirà a giudizio anche l'ex direttrice generale di Azienda Zero, Patrizia Simionato, che aveva autorizzato, dopo le rassicurazioni di Rigoli, l'acquisto di due maxi-lotti di tamponi rapidi dell'azienda Albott. La decisione è stata letta stamane in Tribunale dal gup Maria Luisa Materia, che ha accolto la richiesta del pm. La prima udienza del processo è fissata al 22 febbraio 2024.

Intercettazioni telefoniche

Per i giudici, che si sono basati anche su intercettazioni telefoniche dei due imputati, Rigoli in sostanza avrebbe mentito quando affermava di aver effettuato i test tecnico scientifici sull'efficacia dei tamponi rapidi, acquistati in massa dalla Regione nella fase più acuta della pandemia Covid. Fu il microbiologo Andrea Crisanti, che aveva preceduto Rigoli nel coordinamento delle microbiologie del Veneto, a segnalare con un esposto alla Guardia di Finanza che, in base ad un suo studio, i tamponi rapidi Abbott non sarebbero stati idonei allo screening, perché privi della giusta sensibilità.

"Non era tenuto a fare studio scientifico"

"È una vicenda complessa e ci aspettavamo questa decisione. Il rinvio a giudizio permetterà di portare nel processo ulteriori elementi oggettivi importanti relativi alle scelte fatte in un momento di pericolo e incertezza per il Paese. Le decisioni, compresa quella relativa ai tamponi rapidi, sono state prese con l'unico interesse di tutelare la salute pubblica e nel rispetto delle norme". Lo afferma l'avvocato Giuseppe Pavan, difensore di Roberto Rigoli. "Nella e-mail contestata dalla Procura - prosegue il legale - il dottor Rigoli afferma semplicemente di aver verificato le caratteristiche del prodotto in maniera documentale e, visto che i tamponi sarebbero stati usati da personale esterno alla microbiologia, ha controllato la loro praticità. Non ha mai detto di aver effettuato uno studio scientifico, che non era nemmeno tenuto a fare visto che i tamponi antigenici erano marchiati e certificati CE/IVD, verificati dagli enti preposti, e quindi già regolarmente in commercio".

Rigoli: "Non vedo l'ora di essere ascoltato"

Sul rinvio a giudizio Rigoli ha commentato: "Per paradosso non vedo l'ora che inizi il processo, perché, come ho chiesto ripetutamente anche nel corso delle indagini, potrò essere ulteriormente ascoltato e raccontare come sono andate le cose".

Commissione d'inchiesta Covid Veneto: "Errore uso dei tamponi rapidi"

Nell’ottobre 2021 le minoranze nell'ambito della Commissione d'inchiesta su Covid Veneto dichiararono che fu un errore l'uso dei tamponi rapidi". Le linee guida "indicavano prudenza" ma in Veneto vennero "usati massicciamente", venne dichiarato  al termine dell'audizione fiume coi virologi Palù e Crisanti  

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