Treviso, Giancarlo Gentilini: a 94 anni l'addio del sindaco sceriffo alla politica. "Non mi ricandido"

Eletto dal 1994 per 29 anni di fila. L'annuncio davanti al consiglio comunale: 'Non ho più l'età" ha detto lo storico leghista trevigiano

Giancarlo Gentilini, ex sindaco di Treviso

Giancarlo Gentilini, ex sindaco di Treviso

Treviso, 23 febbraio 2023 - Dopo 29 anni in municipio appende le scarpe al chiodo e lascia la politica attiva Giancarlo Gentilini, l'ex sindaco 'sceriffo' di Treviso, ancora oggi un simbolo per i leghisti. A 94 anni Gentilini ha annunciato la scelta di non ricandidarsi per l'ennesima volta alle comunali a Treviso per le quali si voterà a maggio.

L’ultima uscita al congresso provinciale 

L'ultima uscita ufficiale è avvenuta pochi giorni fa quando ha partecipato al congresso provinciale di Treviso del Carroccio. Ora l'addio alle cariche pubbliche perché "dopo due mandati da sindaco, due da vicesindaco e due da consigliere comunale, che fa 29 anni filati in municipio dal 1994 in poi, è arrivato il momento - dice - di farsi da parte". "Non ho più l'età" ha detto con franchezza, spiegando di non voler "diventare un altro Berlusconi, che non vuol lasciare anche quando orami il tempo è arrivato".

Il soprannome “sceriffo”

Gentilini, ancora oggi amatissimo da molti trevigiani, è stato in Consiglio comunale dal 1994. È tuttora consigliere, eletto con la lista Zaia-Gentilini.

Carattere decisionista, è salito più volte alla ribalta delle cronache per le battute xenofobe, o nostalgiche del ventennio, e per iniziative - come far togliere le panchine davanti alla stazione, nel 1997, per evitare che vi sostassero gli extracomunitari - che gli sono valse, appunto, il soprannome di 'sceriffo'.

Le frasi “celebri”

Senza dimenticare frasi che fecero discutere come quando sostenne di volere "i vagoni piombati" per rispedire a casa gli immigrati clandestini e di vederli volentieri "vestiti da conigli" per fare da bersaglio ai cacciatori, innescando un processo per istigazione all'odio razziale per il quale venne condannato dalla Cassazione al pagamento di una multa. E le battute contro i gay: "chi fa parte della mia lista - affermò in una occasione pubblica - è come ai raggi X, devono essere perfetti, puri di mente e di corpo. Gay non ne parliamo nemmeno".