Yara Gambirasio, la procura chiede di archiviare il caso sul depistaggio

Il Tribunale di Venezia chieda la chiusura del fascicolo a carico del giudice Giovanni Petillo e della funzionaria Laura Epis. La difesa Bossetti: "Ci opporremo"

Yara Gambirasio e Massimo Bossetti

Yara Gambirasio e Massimo Bossetti

Venezia, 12 aprile 2022 – Nessun depistaggio nel caso di Yara Gambirasio, le prove genetiche della 13enne di Brembate di Sopra – scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata morta in un campo di Chignolo d'Isola il 26 febbraio dell'anno successivo – non sono state alterate per la volontà di distruggerle. A stabilirlo sono stati i pm del Tribunale di Venezia, secondo i quali non c’è mai stato un tentativo di depistare le indagini da parte dei colleghi di Bergamo, un giudice e una funzionaria del Tribunale bergamasco.

Le indagini condotte da Luigi d'Ippolito, procuratore aggiunto della Procura di Venezia – titolare nelle indagini a carico di magistrati in servizio a Bergamo – non "hanno fatto emergere la prova che, da parte degli indagati, ci sia mai stata la volontà di distruggere o danneggiare quei 54 campioni di Dna estratti dagli slip e dai leggings indossati da Yara".

Non c'è stato nessun depistaggio dovuto al deperimento del profilo genetico di "Ignoto 1" nelle indagini sull'omicidio di Yara Gambirasio, quindi. Ne sono convinti i pm di Venezia che hanno chiesto l'archiviazione del fascicolo di indagine. A fare scattare le indagini era stata la denuncia presentata nei mesi scorsi dai legali di Massimo Bossetti, il carpentiere di Mapello condannato in via definitiva all'ergastolo come assassino della 13enne. Sotto accusa, per frode in processo e depistaggio, erano finiti il presidente della Prima sezione penale del tribunale di Bergamo, Giovanni Petillo, e la funzionaria responsabile dell’Ufficio corpi di reato, Laura Epis.

Difesa Bossetti: “Ci opporremo, il depistaggio è evidente”

"Acquisiremo gli atti del fascicolo, li studieremo e faremo opposizione all'archiviazione perché per noi il depistaggio è evidente". Lo afferma l'avvocato Claudio Salvagni che difende, insieme al collega Paolo Camporini, Massimo Bossetti, condannato all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio. L'opposizione riguarda l'ultima mossa della procura di Venezia che ha chiesto di archiviare il fascicolo d'indagine, aperto su richiesta del condannato in via definitiva, per frode in processo e depistaggio.

Il procuratore aggiunto Adelchi D'Ippolito ha chiesto l'archiviazione per il presidente della Prima sezione penale del tribunale di Bergamo, Giovanni Petillo, e la funzionaria responsabile dell'Ufficio corpi di reato, Laura Epis perché né le verifiche svolte, né i testimoni sentiti hanno fatto emergere la prova che da parte degli indagati ci sia stata la volontà di distruggere o danneggiare quei 54 campioni di Dna trovati sulla vittima, traccia genetica che è la prova regina che ha permesso agli investigatori di risolvere il caso arrivando, dopo anni di indagini, ad attribuire quel profilo genetico a Bossetti. La difesa del muratore di Mapello da tempo chiede di poter esaminare i reperti con l'obiettivo di ottenere la revisione del processo. Negli ultimi due anni, c'è stato un rimpallo tra Cassazione e Appello che non ha mai portato a una posizione chiara rispetto alla possibilità o meno di effettuare nuovi test. Lo scorso 7 aprile, la Suprema Corte ha rimandato ancora una volta la questione nelle mani di Bergamo, ritenendo ammissibili i due ricorsi con i quali gli avvocati di Bossetti chiedono di prendere visione delle prove e di conoscerne lo stato di conservazione. Il timore dei difensori è che la cattiva conservazione della traccia genetica possa aver cancellato ogni possibilità di dimostrare l'innocenza del proprio assistito.