Nel 2019 il Papa ad Ancona. Ottocento anni da San Francesco in porto

La rivelazione di monsignor Spina in occasione del discorso natalizio

Il Papa ad Ancona nel 2019

Il Papa ad Ancona nel 2019

Ancona, 20 dicembre 2017 - Papa Francesco nel 2019 potrebbe venire in visita ad Ancona. Il motivo? La celebrazione degli ottocento anni dal passaggio di san Francesco nel porto dorico, da dove nel 1219 si imbarcò per la Terra Santa con l’obiettivo di portare una parola di pace tra cristiani e musulmani. A rivelarlo è stato l’arcivescovo Angelo Spina nel corso del consueto incontro con le istituzioni per gli auguri natalizi svoltosi ieri a Colle Ameno. Non si tratta di una ‘voce’, ma di una possibilità molto concreta. Monsignor Spina e il cardinale Edoardo Menichelli ne hanno già parlato con lo stesso Papa, invitandolo per l’importante ricorrenza.

«E’ una speranza – ha detto l’arcivescovo -. Bisognerà unire le forze, fare una cordata. Ci riusciremo? Chissà». Nel corso dell’incontro è stato anche comunicato che Roberto Oreficini è stato inserito fra i trenta membri della ricostituita Commissione grandi rischi, struttura di collegamento tra il servizio nazionale della Protezione civile e la comunità scientifica. Molti i rappresentanti delle istituzioni giunti ad ascoltare Spina, affiancato dallo stesso Menichelli e da Piero Coccia, presidente della Conferenza episcopale marchigiana. Il suo intervento inizia proprio ricordando la presenza di San Francesco ad Ancona, e la successiva ‘invenzione’ del presepe: «Tornando dalla Palestina volle rievocare la Natività, facendo il primo presepe a Greccio, paese che gli ricordava quei luoghi. Il presepe è l’occasione per fermarsi a riflettere, per tornare alla vera umanità. Il presepe è armonia, e oggi è necessario ricostruire l’armonia».

Per Spina «la dimensione spirituale deve essere la base dell’edificio della società, che oggi appare rovesciato. La finanza detta legge, la politica è succube dell’economia, la società è meno coesa, la moralità si sbriciola e la spiritualità svanisce. Dominano consumismo e materialismo». Il vescovo invita anche a «ritrovare la via dell’elogio», e ne rivolge uno ai sindaci, «esposti alle attese e alle pretese di tutti, condizionati da una cronica mancanza di risorse», alle forze dell’ordine, ai vigili del fuoco e alla Protezione civile, «per la costante dedizione alla popolazioni, soprattutto quelle colpite dal sisma», al mondo della scuola e dell’università, ai parroci, «che si fanno prossimi alla gente». E conclude: «Tutte le istituzioni sono chiamate ad allearsi per costruire il bene comune, la pace sociale e una convivenza civile serena». Menichelli invece si chiede: «Quale Natale vogliamo vivere? Senza Gesù Cristo il Natale non ha senso. Viviamone uno che faccia riscoprire la dignità della persona umana, il vero significato della parola povertà, la solidarietà, la pace, la grande vedova dell’umanità, che ci rivolge il lamento: ‘Sposatemi’».