Processo spese pazze, chiesti tre anni per Spacca

Regione: Comi, Bugaro, Binci e Ricci a rischio maxi condanna

L’ex governatore Gian Mario Spacca

L’ex governatore Gian Mario Spacca

Ancona, 18 giugno 2016 – «Condannate l’ex governatore Gian Mario Spacca a 3 anni di reclusione». Lo ha chiesto ieri il sostituto procuratore Ruggiero Dicuonzo nell’ambito del processo sulle ‘spese pazze’ in Consiglio regionale. Spacca, difeso dall’avvocato Alessandro Gamberini, ha chiesto infatti di essere giudicato con rito abbreviato insieme all’ex consigliere regionale e attuale segretario del Pd Francesco Comi, per il quale sono stati chiesti due anni, all’ex vicepresidente del Consiglio Giacomo Bugaro (due anni e quattro mesi), all’ex consigliere regionale Massimo Binci (due anni e quattro mesi) e al funzionario del gruppo consiliare del Pd Oscar Roberto Ricci (due anni).

Hanno scelto il rito ordinario gli altri 61 imputati, tra politici e funzionari regionali. Per il prossimo 12 settembre è attesa la decisione del giudice Francesca Zagoreo, che dovrà pronunciarsi sulle richieste di condanna in abbreviato e decidere se rinviare a giudizio o prosciogliere tutti gli altri. I 66 indagati sono accusati di peculato per aver speso complessivamente 1,2 milioni di euro assegnati ai gruppi consiliari regionali tra il 2008 e il 2012: secondo la Procura non sarebbero chiare le finalità istituzionali dei rimborsi. Non ci sono state «spese pazze», ha ribadito il pm, ma il peculato si sarebbe configurato nella distrazione dei fondi per finalità politiche, piuttosto che istituzionali. «Un’accusa di una povertà sconcertante – ha affermato l’avvocato Alessandro Gamberini, legale di Spacca – perché il pm ha accettato integralmente il rapporto della guardia di finanza, che semmai poteva rappresentare uno spunto di indagine. C’è autonomia e discrezionalità del gruppo nel destinare le risorse, una prerogativa riconosciuta dalla Costituzione che consente anche di non indicare i commensali a un pranzo rimborsato dal gruppo».

Sulla stessa linea gli altri legali. «Il Consiglio regionale ha discrezionalità – ha commentato l’avvocato Giacomo Curzi, che insieme all’avvocato Stefano Crispiani rappresenta Binci e Ricci – e fino al 2012 non c’era obbligo di documentare in modo dettagliato le spese». L’avvocato Marina Magistrelli, legale di Comi, ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste. «Abbiamo reso ragione punto su punto delle contestazioni – dice – e Comi ha solo pochi euro di rimborsi chilometrici». Durante l’udienza di ieri ha preso la parola anche Bugaro, difeso dall’avvocato Davide Toccaceli.

«Ero sereno prima, lo sono ancor di più dopo l’interrogatorio e soprattutto aver ascoltato la requisitoria, di cui mi astengo dal giudizio, del pm – scrive in una nota Bugaro – che se da un lato afferma che siamo persone perbene che non hanno rubato nulla, dall’altra si smentisce chiedendo pene severe. Al di là di questo – ribadisce Bugaro – ogni mia spesa è stata giustificata, è corroborata non solo dalla fattura ma anche da ulteriore materiale probatorio, è aderente alla legge, non è abnorme sia nell’entità che nel numero». «Ciò premesso – conclude l’ex consigliere – mi ripeto: sono stra-sereno che la magistratura giudicante saprà fare il suo dovere al pari di quanto già fatto da quella contabile che nel novembre scorso mi ha già assolto perché il fatto non sussiste per le medesime questioni».