Morto sotto il treno: «Aliaksei picchiato dagli zingari per aver infastidito una ragazza»

La lettera anonima al vaglio della Scientifica: tanti dubbi sulla morte

Il corpo di Aliaksei sui binari della stazione di Senigallia con la polizia che effettua  i rilievi

Il corpo di Aliaksei sui binari della stazione di Senigallia con la polizia che effettua i rilievi

Ascoli, 22 febbraio 2015 - «Non parlo perché ho paura. Ma Aliaksei è stato riempito di botte e lasciato sui binari». Sarebbe questo il contenuto della lettera recapitata giovedì mattina nell’ufficio dell’avvocato Felice Franchi, che assiste la madre del giovane bielorusso travolto e ucciso da un treno alla stazione di Senigallia il 7 dicembre. La missiva è anonima, scritta in un italiano sgrammaticato. Secondo l’autore, o l’autrice, il diciannovenne di Maltignano sarebbe stato picchiato da alcuni zingari perché aveva avvicinato una ragazza.

L’altro ieri il legale che assiste Inha, questo il nome della madre, ha portato la lettera alla procura di Ancona - che nelle scorse settimane ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti - e alla Scientifica’, che dovrà ora appurarne l’attendibilità ed, eventualmente, provare a risalire all’autore o quantomeno al luogo di provenienza. Potrebbe trattarsi di una lettera per certi versi ‘falsa’, scritta cioè per chissà quali motivi: ma potrebbe anche contenere la verità. A stabilirne intanto la veridicità saranno gli esami della Scientifica che proveranno ad analizzare la grafia e l’eventuale presenza di impronte. In ogni caso la vicenda di Aliaksei Sushkevic si arricchisce di un nuovo colpo di scena.

Ma sono tanti gli episodi sui quali la donna ed il legale che l’assiste chiedono che venga fatta chiarezza. I riscontri medico legali avrebbero infatti appurato che il diciannovenne era vivo e si trovava sdraiato supino sui binari al momento del passaggio del treno. Una ricostruzione che, se fosse confermata, sarebbe poco compatibile con una caduta accidentale, così come era stato ipotizzato inzialmente. «Non vogliamo incolpare nessuno - ha più volte dichiarato l’avvocato – ma ci sono ancora molti aspetti da approfondire».

Quella notte, dopo una serata trascorsa in una discoteca della zona, Aliaksei si stava recando assieme ad alcuni amici alla stazione per prendere il treno e fare ritorno a casa. Si sarebbe allontanato per un bisogno fisiologico, come sostengono coloro che erano con lui, i quali poi non lo hanno visto tornare ma hanno comunque deciso di non attenderlo e di prendere ugualmente il treno per fare ritorno ad Ascoli. Un paio di ore dopo i suoi resti vennero rinvenuti sui binari. Ma c’è dell’altro: sempre secondo il legale, alcuni testimoni avrebbero visto Aliaksei afferrato per la testa da altri giovani all’uscita dal bus navetta che collegava la discoteca alla stazione. Se dovesse esserci un collegamento tra questa testimonianza e la lettera l’indagine potrebbe essere ad una svolta.