Delitto di Melania, Cassazione: "Ridurre la pena a Parolisi"

Nuovo processo per l'ex caporal maggiore dell'Esercito per eliminare l'aggravante della crudeltà

Salvatore Parolisi in mimetica

Salvatore Parolisi in mimetica

Roma, 10 febbraio 2015 - E' da rivedere al ribasso la condanna a 30 anni di reclusione per Salvatore Parolisi: è da eliminare l'aggravante della crudeltà. E' quanto ha stabilito la Cassazione.

Il ricalcolo della pena lo deve fare ora la Corte d'assise d'appello di Perugia. Confermata invece la responsabilità per avere ucciso la moglie Melania Rea.

 il sostituto pg di Cassazione, Maria Giuseppina Fodaroni, aveva chiesto ai giudici la conferma della condanna a trenta anni di reclusione per l'ex caporal maggiore dell'Esercito.

"Siamo soddisfatti perché si farà un nuovo processo seppure limitatamente all'annullamento della circostanza aggravante deciso dalla Cassazione: adesso la condanna a trent'anni non esiste più ed è quello che chiedevamo. Siamo soddisfatti". Questo il commento dell'avvocato Walter Biscotti, che ha difeso in Cassazione, Salvatore Parolisi, insieme a Titta Madia.

"La Cassazione ci ha dato ragione - spiega l'avvocato Giovanni Monni, difensore di parte civile dei familiari di Melania Rea - Parolisi è stato riconosciuto colpevole, volevamo che fosse individuato definitivamente l'assassino di Melania e l'assassino ora c'è. La quantità della pena non ci interessa". 

Parolisi è sempre l'unico imputato per l'omicidio della moglie, avvenuto nel boschetto delle Casermette, a Ripe di Civitella del Tronto, in provincia di Teramo, il 18 aprile del 2011: il corpo della donna venne ritrovato due giorni dopo la sua scomparsa, grazie ad una telefonata anonima alla polizia in cui si annunciava il ritrovamento di un cadavere seminudo e vilipeso. Per Parolisi, ex caporal maggiore dell'Esercito di stanza al 235esimo Reggimento Piceno, il gup di Teramo, in primo grado, aveva disposto la condanna all'ergastolo, poi, riformata in appello con i trent'anni di carcere. 

Un omicidio commesso "per dolo d'impeto", con una "esplosione di inaudita violenza e ferocia nei confronti di una persona inerme, aggredita alle spalle". Così il sostituto pg di Cassazione, Maria Giuseppina Fodaroni, aveva ricostruito l'assassinio di Melania Rea. "Ben 35 coltellate con un numero molto consistente di colpi da dietro, la vittima inseguita, sopraffatta, che riceve una serie di coltellate ancora mentre si trova già a terra".

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