Allerta Ebola, ecco il piano: "Medici di base sentinelle"

Ricoveri dei soggetti a rischio in caso di febbre alta

Medici con protezioni dal virus ebola (AFP)

Medici con protezioni dal virus ebola (AFP)

Bologna, 22 agosto 2014 - Un piano operativo per difendersi dal pericolo ebola. Lo hanno messo a punto, in questi giorni, Ausl e Regione, preoccupate dal diffondersi del virus letale che nelle ultime settimane sta spaventando il mondo. Perché se da un lato il rischio di epidemia nel nostro Paese sembra lontano, dall’altro la possibilità che persone contagiate arrivino in Emilia-Romagna è assolutamente concreta. A fare da sentinella saranno i medici di base: se un paziente a rischio (vale a dire reduce da un viaggio in Liberia, Sierra Leone, Guinea e Nigeria, i territori colpiti dal virus) li chiamerà lamentando febbre alta, scatteranno le procedure di emergenza. 

«Verrà bloccato nel proprio domicilio — spiega Fausto Francia, direttore del dipartimento di salute pubblica dell’Ausl di Bologna —. Poi sarà preso in carico da un’ambulanza predisposta ad hoc e portato nel reparto di Malattie infettive». A quel punto, si parte con le indagini cliniche. «Verranno fatti dei prelievi che saranno inviati a Roma, all’istituto Spallanzani, unico centro nazionale in grado di diagnosticare l’ebola», illustra Francia. E grande attenzione, in questo caso, verrà riservata agli operatori sanitari incaricati di trasportare i malati. «Ma il virus è scarsamente contagioso per via aerea — osserva il direttore del dipartimento di Sanità pubblica —. Si trasmette solo se si viene a contatto con liquidi organici infetti. A ogni modo, le persone a contatto con con i soggetti infetti avranno protezioni facciali, mascherine e guanti». Insomma, l’allerta sarà massima. «Sappiamo che i casi certificati nei Paesi africani sono circa 2.500 — ricorda Francia —, con un tasso di mortalità del 50 per cento. Paradossalmente, però, i virus con una mortalità elevata sono quelli che hanno una capacità di diffusione più contenuta. E, nel caso dell’ebola, sono molto sensibili ai comuni disinfettanti, come il cloro». 

Ma le buone notizie, secondo Francia, non finiscono qui. «Il fatto che su Bologna non ci siano voli diretti dall’Africa occidentale è positivo, così come quello che negli aeroporti di partenza venga effettuato uno screening per la febbre. E anche per quanto riguarda i migranti, va sottolineato che parliamo di gente che viaggia per mesi, mentre l’incubazione del virus è di soli 21 giorni. Avessero manifestato dei sintomi, sarebbero già deceduti prima di arrivare in Italia». In altre parole: «Il rischio di epidemia, nel nostro Paese, è zero — conclude Francia —. Ma quello che una persona malata arrivi in Emilia-Romagna nessuno lo può escludere. E il problema è come affrontarlo».

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