Auto della polizia a fuoco, la firma è anarchica: 'Sbirri assassini'

E' successo per parcheggio riservato del Sant'Orsola. Il procuratore aggiunto Giovannini: "Un fatto gravissimo contro le Istituzioni"

La Fiat Stilo della Polizia distrutta, era in sosta nel parcheggio del policlinico

La Fiat Stilo della Polizia distrutta, era in sosta nel parcheggio del policlinico

Bologna, 11 settembre 2015 - "Colpire i fascisti e chi li protegge. Libertà per Andrea, Pippo e Tommi. Sbirri assassini, per voi nessuna tregua". Questo il testo del bigliettino trovato dagli agenti vicino all’auto di servizio della polizia incendiata l’altra notte nel parcheggio riservato del Sant’Orsola. Era da poco passata l’una di notte quando il medico di turno del reparto di terapia intensiva ha sentito il tipico crepitio di un incendio, si è affacciato e ha visto la macchina, una Fiat Stilo, in fiamme.

LA PRIMA ad arrivare sul posto è stata una volante: gli agenti, con l’estintore in dotazione, hanno provato a spegnere il fuoco, che aveva attaccato tutta la parte posteriore della vettura. Anche una guardia giurata dell’ospedale, afferrato un altro estintore, ha dato loro una mano. Così, quando i vigili del fuoco, una manciata di minuti dopo, sono arrivati al policlinico, il rogo era già domato in buona parte. Si è capito subito che non si trattava di un incidente: non bastasse la rivendicazione di ambiente anarchico, sono state trovate anche tracce dell’innesco usato. Ossia, un materiale simile alla diavolina, imbevuto di liquido infiammabile, sistemato all’interno di uno pneumatico. Andrea, Pippo e Tommi citati nel messaggio sono tre antagonisti (due di Modena, uno di Parma) finiti agli arresti domiciliari il 27 agosto scorso perché sospettati di aver appiccato il fuoco, ad aprile 2014, in un’abitazione del Parmense dove Casapound aveva organizzato una serata. Appena qualche giorno fa, per rappresaglia contro quegli arresti, a Modena era stato sabotato un ripetitore Wind e l’azione era stata rivendicata. Le indagini della polizia sono quindi indirizzate verso il comparto antagonista cittadino. Allo studio degli investigatori, le immagini registrate dalle videocamere di sorveglianza del policlinico che potrebbero dare un volto e un nome agli attentatori.

L'auto della Polizia incendiata a Bologna «è un fatto gravissimo compiuto contro le istituzioni». Così lo definisce il procuratore aggiunto Valter Giovannini, coordinatore del gruppo 'terrorismo e ordine pubblico' della Procura. «Verrà fatto - prosegue Giovannini - ogni sforzo per individuare gli autori che saranno perseguiti con risolutezza e severità».

«Ancora una volta, purtroppo, l’allarme lanciato da tanto tempo dal Sap è rimasto inascoltato, sia dalle istituzioni sia da parte dell’Amministrazione cui apparteniamo», afferma il segretario provinciale del Sindacato Autonomo di Polizia Tonino Guglielmi, ricordando quando, a marzo scorso, un’altra auto della polizia era stata imbrattata mentre gli operatori erano impegnati in un intervento in via San Vitale. «In quell’occasione – dice Guglielmi – avevamo denunciato pubblicamente il clima di ostilità che stava crescendo e destava in noi grande preoccupazione. Ebbene, quella che prima era una scritta ora è diventato un attentato. Questa escalation non può essere accettata. È necessario che tutti, dai politici ai vertici della polizia felsinea che hanno sottovalutato il problema e che, ieri, non hanno fatto sentire una sola parola di solidarietà nei confronti della polizia, lasciando inascoltati i nostri continui richiami, ignorando le nostre sollecitazioni, intraprendano una nuova stagione di rafforzamento delle forze dell’ordine partendo dal ricreare nella collettività la fiducia verso la polizia. Ci auguriamo che questa vicenda drammatica porti a ricreare quel rapporto fiduciario tra i nostri vertici e le parti sindacali come il Sap, che a Bologna rappresentano 900 poliziotti su 2000».

SOLIDARIETÀ ai colleghi bolognesi che «già nel passato hanno dimostrato altissima professionalità nel contrastare simili episodi» arriva anche dal segretario generale del Siulp Felice Romano. «Ancora una volta – dice Romano – sulla polizia vengono scaricate le tensioni sociali e i disagi di una società complessa come la nostra e ancora una volta la polizia non viene concepita come organizzazione al servizio delle istituzioni ma come ‘luogo’ dove scaricare le tensioni». Romano esprime ferma preoccupazione «per l’escalation di violenza operata da gruppi eversivi, rispetto ai processi di modernizzazione di cui il Paese ha bisogno e, rispetto ai quali, gruppi di professionisti della violenza cercano di frenare con sabotaggi continui. Tali episodi devono indurre tutti, forze di polizia, società civile e istituzioni a non abbassare la guardia».

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