Quei personaggi da 'Gattopardo'

Bologna, 25 febbraio 2017 - Collettivi di studenti o di tassisti? Prendi gli uno o gli altri, confronta le sconce immagini della protesta di Roma o i vandalismi della nostra zona universitaria, e scopri che il paragone regge. Perché siamo, in entrambi i casi, all’opposto delle rivolte che, nel bene o nel male, hanno cambiato il corso della storia nella seconda metà del secolo scorso. La riflessione è facile.

Ci si può opporre per un ideale (per un’ideologia), o per un sogno folle. Per un’utopia. Per cambiare. Per smuovere (da cui, nel mondo studentesco, la parola movimento). Oppure si può dar vita a una ribellione che ha in sé una contraddizione insanabile. Ribellarsi non alla ricerca di un qualche futuro, ma in nome della conservazione dello status quo. Per la difesa di un privilegio (i tassisti) o di una pretesa libertà dalle regole. Il tassista (romano, romano, non il bolognese ragionevole) e lo studente universitario collettivo, autonominatosi rappresentante del popolo dell’Alma Mater senza esserlo (anzi, ricevendo molti rimpalli dai compagni) hanno questo in comune, la rabbia,la disperazione, di chi teme ciò che prima o poi accadrà. I tassisti (romani) sono la casta del Monopolio delle Licenze.

I collettivi sono le Guardie della Rivoluzione che non c’è più, che si è trasformata in un fortino da cui lanciare minacce che non si traducono in nessun fatto (salvo l’assalto ai tornelli, assurti a bizzarro simbolo di un ritorno al luddismo, la sommossa ottocentesca degli operai inglesi con la relativa distruzione delle prime macchine dell’industria). Nell’un caso o nell’altro, ciò che conta è respingere qualunque cosa possa intaccare il loro esistere. La lotta contro Uber, il Moloch globale delle auto a noleggio con con conducente, equivale all’opposizione studentesca contro il cambiamento già in atto.

È QUESTA manipolazione, questa volontà di dire no mentre il mondo è già cambiato sotto i tuoi piedi, a rendere inaccettabile la pretesa di far valere con la forza, i blocchi, le città messe a soqquadro, diritti del passato. Perché si può combattere solo per il domani. Chiedendosi, se si fa il tassista, come risolvere la prospettiva della liberalizzazione del servizio (e quindi di un vantaggio per il cittadino) e della crescente invadenza dei mezzi tecnologici. E impegnandosi, se si studia, a confrontarsi _ e a scontrarsi, se occorre _ con un’università su cui grava già (ma nessuno sembra accorgersene) l’avvento di quel sistema industriale 4.0, completamente robotizzato, con il conseguente baratro occupazionale in un’Italia dove ii giovani senza lavoro sono il 40%. Non sento voci e non vedo azioni né da parte delle auto bianche né degli studenti.

Meglio una battaglia di retroguardia camuffata da jacquerie senza paura o da sollevazione popolare, imponendo la propria presenza a suon di violenze. Purché nulla cambi. Purché, per i tassisti, il rischio della concorrenza venga stoppato per l’ennesima volta dal governo (è già successo, essendo giusto che chi si è svenato per una licenza non se la veda svanire tra le mani). E purché, da madre paziente, l’Alma Mater riconosca che anche i suoi figli discoli debbano avere un posto in famiglia. Spaccheranno. Rovineranno. Guasteranno. Ma quale mamma scaccia il suo pulcino nero? Collettivi di studenti o di tassisti? No, personaggi del ‘Gattopardo’ di Tomasi di Lampedusa. Far mostra di cambiare tutto purché tutto resti uguale. Collettivi di studenti o di tassisti? Che totale, allarmante tristezza.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro