Ideologia e divieti, sangue romagnolo non mente

Lettere al Direttore

Bologna, 19 ottobre 2017 - Il Comune di Cesena ha approvato una delibera per vietare l’uso di sale pubbliche ad associazioni neofasciste, omofobe e xenofobe. Quindi, se uno vuole dissentire su matrimoni e adozioni gay, sui gender... è fuori legge? Chi vuole fare un ragionamento sullo ius soli è all’indice? Se si vuole parlare di un periodo storico si è banditi?... Cose da grande fratello, da psicopolizia! Vanni Landi, Forlì

Risponde Beppe Boni, vice direttore de il Resto del Carlino

Tutto molto chiaro. Il provvedimento proposto dalla giunta e varato a maggioranza in consiglio comunale a Cesena è una scelta ideologica e poco aderente alla realtà. Ottimo per acquisire titoli sui giornali, fragile nei fatti. Se si vuole ingaggiare una battaglia di principio anziché varare divieti, il buonsenso suggerisce piuttosto di confrontarsi con iniziative e dibattiti pubblici. Tecnicamente la norma è di difficile applicazione soprattutto nella parte che riguarda l’omofobia. Il confine è sempre molto incerto. Se una associazione cattolica critica le teorie gender non deve usufruire di uno spazio pubblico? E se gli esponenti di un movimento di destra, per quanto estremista ma legale, camminano per strada chiudiamo l’ accesso? Dunque la vera posizione estremista e poco liberale è proprio quella del comune di Cesena. Sangue romagnolo non mente.

beppe.boni@ilcarlino.net

 

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