L'imbecille a la violenza sui social

Il caso della frase choc sullo stupro scritta da un mediatore culturale di una cooperativa sociale bolognese

Bologna, 29 agosto 2017 - La frase, da ripetere come un mantra, è di Umberto Eco: «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività». La vicenda del commento idiota e senza senso sul caso di stupro di Rimini rivelata dal Carlino è, in questo senso, illuminante. Proprio per il ruolo di istituzione del nostro giornale, abbiamo scelto di pubblicare e condannare la frase del mediatore culturale (sic!).

Il soggetto in questione, per cui è arrivata una sospensione dal lavoro (scelta minima e doverosa, se pensiamo che lavora nel più grande centro di accoglienza dell’Emilia-Romagna), è un imbecille nel senso stretto della parola: debole, incapace, in bacillum, ovvero colui che si regge sul bastone (il baculum da cui il diminutivo bacillum) e su questo non ci piove.

Non si può che provare rabbia e orrore davanti a chi giustifica in questo modo un reato di tale portata. Non si può però reagire reggendosi sullo stesso...bastone: il profilo Facebook dell’uomo è diventato uno sfogatoio di violenze. «Figlio di puttana muori bruciato mentre ti violentano la madre» è solo una delle sobrie frasi postate.

Abid andrebbe espulso subito. Ma possiamo definirci migliori di un soggetto del genere se poi ci poniamo al suo stesso livello? Non stiamo parlando di non condannare o non criticare, anzi: andrebbe tolta a vita la parola a chi parla così di una violenza sessuale. Stiamo parlando dell’uso scellerato – da imbecilli al bar, appunto – che si fa dei social. Lo fa Abid e, spesso, anche altri.  

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