Linea del Piave per gli ultras: vanno fermati

La lettera. Risponde il vicedirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Bologna, 29 agosto 2016 - SI comincia male, a proposito di cori razzisti durante una partita amichevole di calcio con una squadra di serie A in campo. E la conclusione: ‘Chissà cosa ci aspetterà’. Ma come! Non esistono leggi al riguardo? E perché non si applicano? E perché il governo non le fa applicare? Forse chi di dovere è troppo debole? O troppo incapace. Italo Vecchi, Lidi Ferraresi (Ferrara)

 

Risponde il vicedirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Sui campi di calcio si vede e si sente di tutto. Certo i cori razzisti sono da condannare e se possibile vanno fermati. Ma non sono il male peggiore...Le tifoserie violente lanciano minacce, condizionano a volte le scelte delle società, in passato hanno perfino interrotto le partite. Poi sappiamo che le frange peggiori picchiano e a volte uccidono. Il campionato di calcio è appena iniziato. Le autorità, le forze dell’ordine, le società si concentrino sul tifo violento e non lo lascino passare tracciando la linea del Piave. Controlli severi e punizioni dure per gli ultras che scambiano gli stadi per un’arena da gladiatori: ricordiamoci questa formula. E chi viene spedito in carcere ci resti con certezza della pena. Poi condanniamo anche i cori razzisti che spesso negli stadi sono più stupide esibizioni da imbecilli che esternazioni ideologiche.

beppe.boni@ilcarlino.net

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