De Castro dà una spinta al Trattato per la sicurezza alimentare: "Così avremo più spazio negli Usa"

L’europarlamentare: "Dal Ttip molti vantaggi". Se ne parla a Bologna il 9 ottobre

L’eurodeputato Paolo De Castro

L’eurodeputato Paolo De Castro

Bologna, 6 ottobre 2015 - A Bologna il 9 ottobre si terrà il convegno dal titolo ‘Trattato Usa-Ue: Ttip e sicurezza alimentare’, organizzato dalla Commissione europea, dove si farà il punto sul Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti tra Europa e Stati Uniti. L’evento si terrà dalle 15 nella Sala Armi di Palazzo Malvezzi, in via Zamboni 22. Dopo i saluti di Nicoletta Sarti, presidente della Scuola di Giurisprudenza, e di Fabrizio Spada, direttore dell’Ufficio di Milano, rappresentanza in Italia della Commissione europea, seguiranno gli interventi di Paolo De Castro, Simona Caselli, assessore regionale all’Agricoltura, Lucia Serena Rossi, professore ordinario di diritto della Ue, Silvio Garattini (Irccs), Riccardo Deserti (Consorzio Parmigiano Reggiano), Simone Crolla (American Chamber of Commerce in Italy) e Paola Testori Coggi, presidente comitato prezzi e rimborso dell’Agenzia italiana del farmaco.

 

EXPORT agroalimentare col vento in poppa: 21 miliardi nei primi 7 mesi del 2015. Obiettivo 36 miliardi a fine anno e 50 miliardi nel 2020. Vino, ortofrutta, salumi, formaggi, pasta: c’è forte richiesta nel mondo di made in Italy autentico. Il governo ha varato un piano straordinario di promozione ma servono anche gli accordi internazionali di libero scambio per togliere le barriere e aprire nuovi mercati. I negoziati con gli Usa, il cosiddetto Ttip, è entrato nella fase decisiva dopo il voto del Parlamento europeo di luglio. A che punto siamo? «La palla è agli Usa» spiega Paolo De Castro, eurodeputato, ex ministro, ex presidente della Commissione agricoltura dell’Europarlamento e oggi referente della stessa Commissione per il Ttip. «Gli americani stanno chiudendo il Tpp, l’accordo transpacifico. E’ importante che non si chiuda solo quello e che si vada avanti anche col Ttip».

Quali sono i rischi del Ttip?

«Il vero rischio è che gli americani ci scarichino. Noi abbiamo solo da guadagnare da una chiusura del Ttip in tempi brevi, comunque entro i primi mesi del 2016».

C’è chi teme una liberalizzazione senza freni...

«Il voto dell’Europarlamento a larghissima maggioranza ha dato mandato ai negoziatori di andare avanti ma con precisi paletti. I temi sensibili (sanità, scuola, lavoro, ambiente, tutele sindacali) restano prerogativa di ciascun sistema e non sono oggetto di negoziato. Poi regole e regolamenti comunitari non vengono stravolti, non si toccano».

Quindi niente Ogm o carne agli ormoni?

«Assolutamente. Ogm, carni agli ormoni e trattate non fanno parte di un negoziato che vuole abbassare o abolire le barriere, tariffarie e non, per agevolare gli scambi, e che non può materialmente modificare i sistemi preesistenti di protezione dei cittadini».

Poi c’è la tutela negli Usa delle nostre indicazioni geografiche, cioè i prodotti dop e igp…

«Un tema cruciale. Il Parlamento europeo ha chiesto che venga salvaguardato il sistema europeo d’indicazione geografica. L’incremento delle nostre esportazioni verso gli Stati Uniti (+23,2%) dimostra in maniera netta come ci siano ancora importanti quote di mercato da conquistare e da sottrarre al dannoso fenomeno dell’’italian sounding’».

Gli standard europei sulla qualità…

«Non saranno toccati. Chi fa terrorismo su questo per bloccare tutto non si rende conto dell’importanza di questo accordo, del suo volano economico per favorire gli scambi commerciali tra le due sponde dell’Atlantico».

Qualche numero?

«Recenti studi d’impatto hanno stimato che a una riduzione del 25% delle barriere non tariffarie, accompagnata dall’azzeramento di quelle tariffarie, corrisponderebbe una crescita dei volumi scambiati tra i due player superiore al 40%, con un incremento delle esportazioni europee verso gli Stati Uniti di oltre il 60%. Già oggi il saldo attivo dell’import/export con gli Usa è a favore dell’Europa per 6 miliardi di euro. Ne dobbiamo approfittare».

E se il testo finale dell’accordo non vi convince?

«Non c’è dubbio che diremo di no. Ma non possiamo dire no a prescindere, perché abbiamo bisogno di esportare sempre di più».

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