Bologna, l'Isis in scena al Comunale. Sicurezza rafforzata

Venerdì in scena Il ratto dal serraglio con una discussa scenografia. Il soprintendente Sani: "Chi contesta è più integralista di loro"

Una scena dell’opera

Una scena dell’opera

Bologna, 18 gennaio 2017 - Per assistere alla nuova produzione de Il ratto dal seraglio, l'opera di Mozart ambientata in Medio Oriente che venerdì 20 alle 20 inaugurerà la stagione lirica del Comunale di Bologna, la direzione del teatro consiglia di recarsi all'appuntamento con un certo anticipo poiché l'allestimento del regista austriaco Martin Kusej che prevede ambienta la storia in una prigione dell'Isis nel deserto (con tanto di bandiera dell'Isis in scena), ha imposto, in accordo con la Prefettura, controlli più severi sulla sicurezza che sicuramente rallenteranno l'ingresso in sala.  Per la 'prima' e per le quattro recite successive, di sicuro, gli spettatori troveranno il metal detector all'ingresso. La stessa sorte toccherà ai successivi spettacoli in cartellone considerati sensibili, come il Turco in Italia di Rossini.

L'INTERVISTA al soprintendente del Comunale, Nicola Sani.

Sovrintendente, si parla di ‘tradimento’ di Mozart.

“Io credo che un tradimento si sarebbe perpetrato se avessimo mantenuto inalterato il libretto scritto all’epoca. La lirica è materia viva, ha il compito di affrontare i temi della quotidianità, di farci riflettere, di provocare reazioni contrastanti, anche, proprio come avviene con il Ratto ancora prima che vada in scena. Compito di un teatro è quello di leggere la contemporaneità e avvicinare alla lirica un pubblico giovane. Altrimenti chiudiamo e spostiamo tutto nelle teche di un museo”.

Vi accusano però di aver osato troppo...

“Tutto quello che vedremo in scena è solo una sorta di conseguenza attuale degli intenti dell’opera. Anche all’epoca di Mozart incombeva la paura dell’invasione ottomana, c’erano scene crude, teste mozzate. Il drammaturgo Albert Ostermaier, nel riscrivere i dialoghi, ha ambientato il Ratto nell’epoca del colonialismo europeo. Lì ci sono le radici del dramma che viviamo oggi. Non dimentichiamo poi che le attualizzazioni riguardano solo i dialoghi, le parti recitate, ma le partiture scritte da Mozart, il cantato sono del tutto immutati. Per cui tradimento non c’è”.

Cambia però il finale originale.

“È come in un sogno. Nell’originale il Pascià concede la grazia. Questo succede anche nel nostro Ratto, ma poi, per un attimo, si vede l’esecuzione dei condannati. Come a dire. Poteva andare anche così, è una opzione possibile”.

E la bandiera dell’Isis in scena?

“Chi la contesta è più integralista degli integralisti. Allora non dovremmo più mettere in scena un’opera teatrale nella quale c’è una bandiera nazista? I simboli sono sempre contestualizzati nell’arte. La bandiera fa parte della scenografia”.

Eppure per la prima a Aix en Provence, il cui teatro coproduce il ‘Ratto’con il Comunale, la bandiera non c’era.

“Il clima era incandescente, c’erano stati gli attentati in Francia, fu una decisione del sovrintendente alla quale il regista si oppose ma senza successo. Noi pensiamo che a Bologna lo spettacolo possa essere rappresentato nella sua completezza”.

Sovrintendente, non sarà che poi, dopo tante polemiche e tanta attesa, i sindacati bloccano, come hanno minacciato, se non avrà buon esito l’incontro di oggi, la prima?

“Io sono molto ottimista, l’offerta che abbiamo fatto ai lavoratori in esubero è la migliore possibile, proprio in questi giorni Mario Scalini, il direttore del Polo Museale dell’Emilia Romagna, ha espresso il desiderio di accogliere al più presto i nostri dipendenti, che per lui sono necessari per l’alta qualità della loro formazione. E per loro non si tratterebbe nemmeno di doversi spostare in una sede di lavoro distante. La Pinacoteca è a pochi metri dal Comunale”.

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