Rocchetta Mattei, ecco le Stanze della meraviglia. Le foto

Per la prima volta il castello di Grizzana Morandi ospita una mostra (aperta fino al 30 ottobre)

La Rocchetta Mattei ospita la mostra 'Stanze della meraviglia' (Schicchi)

La Rocchetta Mattei ospita la mostra 'Stanze della meraviglia' (Schicchi)

Bologna, 29 luglio 2016 - Un ippogrifo e un rinoceronte bianco dell’India si guardano nel verde lussureggiante di Grizzana Morandi. Il primo, incrocio leggendario fra cavallo e grifone, annuncia a chi entra nella Rocchetta Mattei l’atmosfera magica e le doti straordinarie del suo proprietario, inventore dell’elettromeopatia, la cui fama si diffuse dall’Europa all’India arrivando persino alle orecchie di Dostoevskij che lo consiglia a Satana come rimedio ai suoi malanni nei Fratelli Karamazov.

L’altro, il poderoso mammifero in vetroresina di Davide Rivalta, risponde all’esotismo fantastico propugnato dal conte Cesare Mattei nella sua dimora, aprendo un percorso di stupefazioni a catena che è la mostra Stanze della Meraviglia (FOTO) che inaugura alle 19.30 nel castello in stile moresco costruito nel 1850 sulle rovine della medievale rocca matildica (fino al 30 ottobre). Un grande evento di arte contemporanea, curato da Eleonora Frattarolo, riunisce una nutrita schiera di artisti nell’eclettica Rocchetta Mattei, riaperta al pubblico dopo decenni di incuria grazie all’acquisizione da parte della Fondazione Carisbo che ne ha restaurato una parte.

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Un castello delle meraviglie incrociate in cui la fantasia poliedrica di Mattei fa da scenografia alle opere, spesso site specific, di diciassette artisti di cui tiene idealmente le fila Alberto Savinio, fratello di De Chirico, presente in mostra con un dipinto particolarmente ‘matteiano’ per la sua visionarietà, Gente perbene (i genitori) del 1946. Mattei viaggiava e si guardava intorno per rubare le suggestioni di certi ambienti e riprodurne l’effetto in casa sua. Il Cortile dei leoni è una miniatura di quello della fortezza dell’Alhambra di Granada e accoglie la barca ricoperta di frammenti di specchi dell’artista iraniano Amir Sharifpour che richiama quei vetri veneziani rotti durante il viaggio in mare e riutilizzati, in Persia, per ricoprire i palazzi nobiliari.

La cappella del castello, ispirata alla moschea di Cordoba, è uno dei punti di energia più potenti con i suoi archi sovrapposti come in una fantasia di Escher; qui la densità emotiva è intensificata dalla presenza di più opere, dal polittico metafisico di Ettore Frani sull’altare, all’asinello di Rivalta, alla maschera mortuaria in gesso di Nicola Samorì posta nei pressi del sarcofago di Mattei attorno a cui gravita, come un corredo funebre, anche la bambola-feticcio di Luca Lanzi. Il progetto artistico continua nei luoghi cari a Giorgio Morandi con altre due mostre, curate da Luciano Leonotti, nei Fienili del Campiaro attigui alla casa del pittore. Nella prima, Ghirri incontra Morandi, sono esposte trentasette immagini originali scattate dal fotografo nella casa-studio di via Fondazza e in quella sull’Appennino fra cui spicca il raro e inedito autoritratto in cui il fotografo si immortala proprio davanti al letto di Morandi. «Ghirri e Morandi sono accomunati dalla capacità di fare cose interessanti col niente, con quello che vedono intorno», spiega Leonotti, e il paesaggio circostante è al centro anche della seconda mostra con trentatré fotografie di case rurali di Luigi Fantini.

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