Berchidda (Olbia-Tempio), 4 luglio 2013 - Una vita blindata, da reclusa, per il terrore che l’uomo con cui ha vissuto dieci anni torni a fare del male a lei e al loro bambino. Una paura che non diminuisce anche se quell’uomo, Giulio Caria, artigiano edile di 34 anni, si trova in carcere con l’accusa di aver ucciso e nascosto nel congelatore un’altra donna, la bolognese Silvia Caramazza, commercialista di 39 anni, il cui corpo è stato trovato una settimana fa dalla polizia. Dopo una fuga da Bologna alle campagne della Gallura, Caria è stato finalmente catturato sabato, a pochi chilometri dal suo paese natale, Berchidda.

L’ex compagna di Giulio, prima della cattura, ha vissuto giorni di panico vero. Sapere che quell’uomo pronto a tutto era libero non la faceva dormire la notte. Lei, che ha 37 anni e di cui non faremo il nome per proteggerla e per proteggere il figlioletto di 5 anni, aveva denunciato Caria per stalking nell’agosto 2012. Temeva che lui volesse vendicarsi.

Per questo la casa della sua famiglia, a Berchidda, è stata fin da subito tenuta d’occhio dai carabinieri. Poi il Centro antiviolenza-Prospettiva donna di Olbia, d’intesa con i militari dell’Arma, ha portato madre e figlio in una struttura protetta e segreta, lontano da tutto e da tutti. Alla fine è arrivata la cattura, ma la donna continua ad essere sconvolta e terrorizzata. Teme che lui possa uscire, grazie a qualche cavillo. Chi tenta di avere informazioni su di lei è destinato a rimbalzare contro un muro di gomma eretto dalla gente di Berchidda.

La storia d’amore con Caria era iniziata nel 2002, quando lui era una persona ben diversa da quella che poi si è rivelata. Ci sono voluti anni di soprusi, fisici e psicologici, prima che lei trovasse la forza di scappare. Ora al suo fianco ci sono Patrizia Desole, responsabile del Centro antiviolenza, e Piera Bisson, responsabile organizzativa, che faticosamente cercano di ridare un minimo di serenità alla mamma e al bambino. Sarà un percorso lungo, da fare un passo alla volta. "Casi gravissimi come questo purtroppo sono in aumento — dice Patrizia Desole — e non vanno mai sottovalutati. Perciò è importante l’attività dei centri antiviolenza cui le donne devono sapere di potersi rivolgere in qualunque momento".

"E’ poi importante — aggiunge Piera Bisson — che anche le forze dell’ordine ascoltino la voce dei centri antiviolenza, visto che non siamo allarmisti senza ragione ma quando segnaliamo un pericolo lo facciamo dopo un’attenta analisi della situazione".

Gilberto Dondi
(ha collaborato Maurizio Porcu)

 

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