Bologna, 31 gennaio 2014 - Disse una volta tal Albert Einstein che «nella crisi sorge l’inventiva». E visto che la crisi dilaga dappertutto, per dar sfogo all’inventiva, declinata al digitale, bisogna portare la propria idea a fare un giro in via Oberdan 22. È qui che ieri Telecom Italia ha inaugurato l’acceleratore di Working Capital (foto), il progetto che sostiene la nascita e lo sviluppo di nuove realtà imprenditoriali nel mondo del digitale. La città ha risposto con grande entusiasmo riempiendo i 650 metri quadri che un tempo ospitavano l’ufficio relazioni con il pubblico. Dall’Urp all’Url, in pratica. A fare gli onori di casa c’era Salvo Mizzi, project leader di Working Capital. «Vogliamo che Bologna diventi uno degli hub (fulcri; ndr) dell’innovazione su scala europea», ha detto Mizzi.

Per raggiungere questo obiettivo Telecom ci mette dieci ‘grant d’impresa’ da 25mila euro ciascuno per i dieci progetti che saranno scelti. Lo stesso succederà a Milano, Roma e Catania, le altre città che già ospitavano l’acceleratore WCap. «Le dieci start-up che verranno premiate diventeranno subito fornitori di Telecom», rilancia Mizzi a una platea (video) affollata di ragazzi che da metà marzo potranno lanciare la loro candidatura partecipando al primo bando (l’altro sarà a metà settembre).

Gianluca Dettori, fondatore di dPixel (venture capital di Wcap) ha moderato l’evento dando il là ai racconti di coloro che a Bologna hanno saputo scrivere la parola ‘lavoro’ nel foglio che le opportunità avevano lasciato bianco. Come Max Ciociola, il creatore di MusiXmatch, l’app che legge i brani musicali sul telefonino e fa scorrere il testo mentre li si ascolta. Un’idea che ha trovato il favore di 20 milioni di utenti nel mondo. «Bologna è la mia San Francisco», dice Ciociola, pugliese di origini, ma che sotto le Torri ha fatto tutta la gavetta (casa al Pratello inclusa). Ha viaggiato su un treno dalla Puglia anche l’idea vincente di Massimo Ciuffreda che a Bologna ha trovato l’habitat ideale per la sua wiMAN. Ciuffreda, insieme a un amico, ha studiato un modo veloce per condividere il Wi-Fi. Ora nel team sono in dieci e il loro router è in mille esercizi commerciali italiani e in duecento nel resto del mondo. L’acceleratore sarà anche un luogo aperto alla condivisione e allo scambio di idee. Si potrà parlare con Andrea Cattabriga che con la sua ‘Slowd’ ha esportato il concetto di chilometro zero nel design. O con Tonia Maffeo, una delle sei anime di ‘Spreaker’, l’app che permette a tutti di creare contenuti audio. Un’idea che ha portato la loro start-up, nata nel 2009, al 29esimo posto nello start-up ranking degli Stati Uniti.

Tutte storie di persone che hanno saputo diventare «grandi navigatori delle proprie idee», per usare la metafora coniata dal professor Giovanni Corazza, dell’Università di Bologna-Fondazione Marconi. «Bisogna trovare il coraggio di rischiare, ma anche trovare chi ci appoggia». A cominciare dalle istituzioni. Morena Diazzi ha garantito che «la Regione vuole cavalcare questa voglia di fare impresa». L’assessore comunale Matteo Lepore ha definito Bologna «l’ecosistema giusto per idee nuove», ricordando che Fico, la Disneyland del cibo che nascerà nel 2015 nell’area del Caab, sarà «un’ulteriore incubatore di start-up». Bonaretti (Aster) ha ribadito «l’esigenza di attori nuovi». Il palcoscenico di via Oberdan ha già alzato il sipario.

Gianmarco Marchini