Bologna, avvelenò la compagna incinta, il pm chiede il processo senza sconti

L’ex compagno accusato di lesioni e tentata interruzione di gravidanza

Avvelenò la compagna incinta. Dopo due mesi è libero

Avvelenò la compagna incinta. Dopo due mesi è libero

Bologna, 16 agosto 2017 - Il pm Giuseppe Di Giorgio ha chiesto il rinvio a giudizio di Andrea Degli Esposti, il 36enne di Savigno che un anno fa avvelenò la compagna incinta con l’obiettivo di farla abortire. Nei prossimi giorni, dunque, verrà fissata la data dell’udienza preliminare in cui il giovane, dipendente comunale all’epoca sospeso, dovrà comparire davanti al giudice per difendersi dalle accuse di lesioni personali aggravate dall’uso di sostanze velenose e tentato procurato aborto. 

La vicenda risale al maggio 2016, quando Degli Esposti mise un detersivo per lavastoviglie, il Sena Stoviglie, in una Coca Cola che poi fece bere alla compagna, una infermiera di 34 anni, all’epoca incinta alla trentesima settimana. La donna si sentì subito male, vomitò e fu portata d’urgenza al Maggiore, dove per fortuna si riprese e, soprattutto, i medici accertarono che il bambino non aveva subito danni, tanto che poi la gravidanza fu portata a termine. 

Degli Esposti, che allora finì prima in carecre e poi ai domiciliari, aveva messo in atto il suo piano criminale perché aveva saputo che il nascituro era affetto da una sindrome genetica. Aveva chiesto alla compagna di abortire, ma lei era stata irremovibile. Ora i due vivono lontani e fra le famiglie non ci sono più contatti. Al piccolo la madre ha dato il proprio cognome. Il pm Di Giorgio nel frattempo è stato nominato aggiunto a Modena, quindi il fascicolo passerà a un collega. 

La Procura ha deciso di contestare a Degli Esposti, oltre alle pacifiche lesioni aggravate alla compagna, anche l’accusa di tentata interruzione di gravidanza nonostante la perizia, disposta proprio dal pm, abbia stabilito che la bibita adulterata non avrebbe mai potuto uccidere il feto. Secondo il medico legale Matteo Tudini e la tossicologa Elia Del Borrello, infatti, era impossibile che il mix di detersivo (74%) e Coca Cola (26%) provocasse la morte del bambino: il veleno era diluito e capace solo di provocare lesioni all’esofago e allo stomaco della donna. Per essere pericoloso per il feto avrebbe dovuto perforare l’intestino, cosa non avvenuta. Nonostante ciò, il pm ha contestato comunque il tentato procurato aborto perché l’intenzione di uccidere c’era e i mezzi utilizzati erano in astratto idonei a ottenere l’obiettivo. Naturalmente gli avvocati del 36enne, Patrizio Orlandi e Simone Zambelli, sul punto sono pronti a dar battaglia in aula.

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