Riciclaggio, la Procura chiede l’archiviazione per Bilal Erdogan

Mancano i riscontri alle accuse dell’esposto di un oppositore politico

Bilal Erdogan

Bilal Erdogan

Bologna, 21 settembre 2016 – La Procura ha chiesto l’archiviazione per Bilal Erdogan. Il figlio del leader turco Recep Tayip aveva studiato alla Johns Hopkins e, in seguito all’esposto di un oppositore politico, era finito sotto inchiesta per riciclaggio. Alla base della richiesta il diniego, da parte dell’autore dell’esposto, di informazioni approfondite sulla posizione di Bilal.

Come anticipato dal Carlino nelle settimane scorse, i magistrati Antonella Scandellari e Manuela Cavallo, nel cercare le considerevoli somme di denaro frutto di reati commessi all’estero portate a a Bologna e ipotizzate nell’esposto, non avevano trovato molto setacciando i conti correnti.

Il Nucleo di polizia tributaria delle Fiamme gialle aveva analizzato 5-6 conti, concentrandosi in particolare su uno, aperto alla Unicredit. Erano stati esaminati i flussi in entrata e uscita, ma non era emerso nulla di anomalo. Risultavano bonifici provenienti da un conto in Turchia e successivi versamenti di poche migliaia di euro effettuati da Bilal per le normali spese che qualunque famiglia deve affrontare: affitto, università (Bilal era a Bologna per un dottorato alla Johns Hopkins), scuole dei figli. Il tutto per somme tutto sommato modeste. Poche decine di migliaia di euro in tutto. Nessuna traccia dei milioni paventati dagli accusatori.

Ora la richiesta di archiviazione della Procura, su cui si dovrà esprimere il giudice.

L’inchiesta aveva scatenato anche le ire del leader turco che aveva accusato i magistrati bolognesi di non pensare alla «mafia» e seguire piste inutili sul figlio Bilal.

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