Emilia Romagna, 'dress code' in Regione. No alle infradito

Un documento in discussione con i sindacati. Ai dipendenti richiesti “decoro e buon gusto” anche nell'abbigliamento e nei comportamenti

Infradito in una foto d’archivio Newpress

Infradito in una foto d’archivio Newpress

Bologna, 17 maggio 2017  - Non solo l’onestà. La Regione Emilia Romagna chiede ai propri dipendenti anche “decoro e buon gusto”, nel vestire e nei comportamenti. Lo fa nel nuovo documento, in discussione in questi giorni coi sindacati, che regola le presenze sul lavoro dei dipendenti regionali. L’ultimo paragrafo è dedicato ad alcuni “suggerimenti” sul comportamento da tenere, sulla base del principio generale che “non è sufficiente non commettere illeciti, occorre anche non dare adito a pettegolezzi”.  Ovvero, è la citazione, “non basta che la moglie di Cesare sia onesta, deve anche sembrarlo”.

Per far capire meglio il concetto, la Regione mette nero su bianco alcuni esempi. Le auto di servizio, ad esempio, “non possono essere usate se non per servizio. Quindi- si precisa- non per accompagnare a casa un collega o andare a pranzo”. Un po’ di decoro e’ richiesto anche nell’abbigliamento, soprattutto ora che inizia la stagione calda. “Senza arrivare a un ‘dress code’ aziendale- si legge nel documento- si prega di evitare, specie nel prossimo periodo estivo, abiti non consoni al ruolo. Quindi niente abiti da spiaggia o ciabatte infradito”.

Infine, la classica sosta davanti al marcatempo. “Chi aspetta lo scoccare del minuto lo fa, il più delle volte, al rientro della pausa pranzo - si spiega nel documento- perché ha fatto una pausa più breve di mezz’ora e non vuole perdere per questo il buono pasto”. Nulla di male, dunque. Visto da fuori, sottolinea però la Regione, “il quadro che facilmente se ne ricava è di persone che aspettano che scatti il minuto per uscire, lucrando un minuto di presenza in più al giorno”. Una scena quasi fantozziana, insomma. Dunque, richiama la Regione, “è necessario essere consapevoli dell’immagine che diamo e tenerne conto anche nel nostro comportamento”.

L’amministrazione di viale Aldo Moro ha ben chiaro che “non è possibile incasellare l’insieme dei comportamenti umani in regole precise”. Anzi, ammette, “più un elenco puntiglioso vuole essere completo, più si presta a essere strumentalizzato”. Quindi, si legge nel documento, “più che dettare regole precise, questo paragrafo vuole sollecitare una rinnovata attenzione di tutti i dipendenti e dei dirigenti ai propri comportamenti, che devono comunque essere improntati alle parole chiave del decoro e del buon gusto”. 

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro