Bologna, neonato morto, un milione ai genitori

Maxi risarcimento dal Sant’Orsola. Giovedì l’udienza sul rinvio a giudizio dell’ex primario Ghi

Un reparto di Neonatologia

Un reparto di Neonatologia

Bologna, 31 gennaio 2017 - Svolta nella vicenda del piccolo Gianmarco Zanelli, il neonato morto a pochi giorni dalla nascita al Sant’Orsola, con il cranio fratturato – per l’accusa – dall’uso ripetuto della ventosa durante il parto. L’azienda ospedaliera ha trovato un accordo con i familiari del piccolo, un maxi risarcimento che si aggirerebbe intorno al milione di euro. Cifra non confermata, però, dalle parti che, proprio per effetto di quell’accordo, sono tenute anche in futuro alla riservatezza sulla vicenda. Vicenda che ha portato a iscrivere nel registro degli indagati cinque persone e, proprio dopo domani, approderà davanti a due giudici.

Da un lato, davanti al gip Alberto Gamberini, è fissata l’udienza del filone principale dell’inchiesta che vede accusati di omicidio colposo l’ex ginecologo del policlinico Tullio Ghi e l’ostetrica Francesca Tartaglia. Per loro il pm Roberto Ceroni, titolare dell’indagine, ha chiesto il rinvio a giudizio. Ma nello stesso giorno è fissata anche, davanti al gip Francesca Zavaglia, l’udienza a carico dell’ex direttore generale Mario Cavalli, del medico legale Elena Miani e dell’anatomopatologo Cosimo Salfi. Per loro l’ipotesi iniziale era di omessa denuncia, finita però in una richiesta di archiviazione da parte del pm contro la quale si è opposta la famiglia del neonato assistita dall’avvocato Giovanni Sacchi Morsiani. Con l’accordo trovato – come conferma la delibera del Sant’Orsola datata 25 gennaio – i familiari del bambino (genitori e nonni) rinunceranno all’opposizione. E alla costituzione come parte civile nel corso dell’intero processo che potrebbe seguire alle due udienze preliminari.

L’accordo transattivo trovato tra ospedale e familiari, il Sant’Orsola lo ha già segnalato, come di prassi, alla Corte dei conti. Con l’impegno a rivalersi sugli eventuali condannati per colpa grave. Ma dal policlinico replicano con un netto ‘no comment’ alla domanda se si costuituiranno parte civile contro Ghi e Tartaglia, in caso di rinvio a giudizio. Una valutazione che, nel caso, dovrà fare anche la Regione: nei risarcimenti fino a 250mila risponde l’ospedale, per somme superiori – come in questo caso – viale Aldo Moro.

Al di là delle valutazioni procedurali, per la famiglia Zanelli si chiude un doloroso capitolo iniziato il 14 giugno 2014, con il parto dove per quattro volte fu usata la ventosa. Un parto eseguito in regime di intramoenia che, nella ricostruzione della procura, Ghi decise di indurre mentre contemporaneamente ne stava seguendo un altro. Dopo quattro giorni, il piccolo morì. Ghi ha sempre sostenuto che l’uso della ventosa si rese necessario perché la vita della madre era a rischio. Tesi che ribadì anche nell’indagine interna subito avviata, ma poi archiviata, dalla direzione sanitaria e che è costata invece un’inchiesta penale per omessa denuncia.

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