Bologna, scontri all'università, venti persone in tutti i tafferugli

Gli stessi soggetti ricorrono in diversi episodi. Pronte una decina di richieste di misure cautelari

Gli incidenti di venerdì pomeriggio in via Zamboni fra attivisti dei collettivi e polizia

Gli incidenti di venerdì pomeriggio in via Zamboni fra attivisti dei collettivi e polizia

Bologna, 14 febbraio 2017 - Anche i video girati giovedì dalla polizia all’interno della biblioteca di Lettere confluiranno nel maxi-fascicolo aperto sui disordini in zona universitaria. Nelle immagini si distinguono i momenti in cui, per tentare di cacciare il Reparto mobile dal 36, alcuni attivisti hanno scagliato contro gli agenti sedie, libri e altro mobilio.

Nuove responsabilità, insomma, che vanno ad arricchire il curriculum già corposo dei volti ormai noti della zona universitaria. Basti pensare che, per gli scontri di fronte alla mensa avvenuti tra fine ottobre e inizio novembre e per l’apertura delle porte d’emergenza della biblioteca di via Zamboni a fine gennaio, la Digos ha già inoltrato alla Procura un centinaio di denunce, a carico di una ventina di antagonisti, sempre gli stessi, la maggior parte dei quali attivisti del Collettivo universitario autonomo. Per questi reati, per una decina di loro, la Procura presenterà, nei prossimi giorni, richiesta al gip per l’applicazione di misure cautelari. Si parla di arresti domiciliari e divieti di dimora.

Nel fascicolo del pm Antonello Gustapane agli indagati si contestano reati che vanno dalla resistenza aggravata alle lesioni finalizzate alla resistenza a pubblico ufficiale, dalla violenza privata all’interruzione di pubblico servizio, fino al danneggiamento. Fatti commessi in maniera continuata, in più episodi, ma sempre parte dello stesso ‘disegno’. In questa prima tranche di inchiesta rientrano solo i fatti relativi agli scontri per l’autoriduzione in mensa in piazza Puntoni e per la prima fase della protesta dei tornelli, con un bilancio di tredici operatori, tra poliziotti e carabinieri, feriti nei disordini.

Intanto però i fatti si susseguono senza sosta e la Digos continua a lavorare anche per ricostruire le nuove responsabilità accumulate negli ultimi giorni più o meno sempre dagli stessi soggetti. Ossia, dallo smontaggio dei tornelli di mercoledì mattina fino alle cariche in piazza. Ed è in questa seconda fase di indagine che peseranno i video girati in università giovedì pomeriggio. Un altro fascicolo, dove tornano gli stessi nomi, che confluirà nel ‘maxi contenitore’ già sul tavolo del magistrato, ad aggravare la posizione degli antagonisti più facinorosi. Condotte continuate, quelle degli attivisti, che hanno spinto la Procura a valutare l’ipotesi di contestare al gruppo anche l’associazione a delinquere.

E mentre nei palazzi di piazza Galilei e via Garibaldi si scrivono chilometri di carte, in via Zamboni prosegue la solita tarantella. Ieri mattina una quindicina di ragazzi di Cua e Lubo si sono ritrovati, ancora, di fronte al 36. Portone sbarrato, tre fogli affissi: uno indicava dove recuperare (ossia alla portineria del 38) gli effetti personali lasciati in biblioteca durante lo sgombero; uno spiegava da dove entrare per frequentare le lezioni in laboratorio; il terzo chiariva che non sarebbe stato aperto a nessuno per sistemare i locali. Questione che ha scatenato l’ennesima alzata di scudi dei professionisti della protesta che, ieri pomeriggio, hanno voluto incontrare la presidente della biblioteca, Francesca Tomasi, manifestandole la volontà di mettere in ordine il disastro provocato. Lei ovviamente ha risposto, a nome dell’Ateneo, picche.

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