Terremoto, a Montegallo nelle tende montate dagli emiliani

Maria Santini, 91 primavere, ha ospitato la tendopoli della Protezione Civile emiliano-romagnola nel suo terreno: "Con loro mi sento tranquilla" SPECIALE: FOTO E VIDEO - IL CONTO CORRENTE PER AIUTARE LE VITTIME

Marina Santini. Il suo campo ospita la tendopoli della Protezione Civile (Schicchi)

Marina Santini. Il suo campo ospita la tendopoli della Protezione Civile (Schicchi)

Montegallo (Ascoli Piceno), 27 agosto 2016 - È spuntata a un certo punto da dietro le tende blu. Tra i volontari indaffarati che spostavano tronchi d’albero, sistemavano cavi elettrici, cucinavano, lei si muoveva minuta, ma sicura. Come una padrona di casa gentile. E in effetti Maria Santini, 91 primavere che mai ci si aspetterebbe alle spalle, qui è la padrona di casa: la segheria di Uscerno di Montegallo dove la protezione civile dell’Emilia-Romagna ha allestito il campo base è di proprietà della sua famiglia. E anche il campo di patate, una parte del quale è stata sacrificata per ospitare una tenda. “Le patate la signora ce le ha volute regalare”, racconta Nicholas Cannizzaro, uno dei volontari di Parma che operano nel comune del Piceno dove il terremoto ha fatto tanti danni, ma nessuna vittima. Dall’altra parte del monte Vettore c’è stato l’inferno.

“Io abito in quella casa lì”, dice Maria, indicando una palazzina a due piani oltre le tende. “L’altra notte è tremato tutto e io sono scesa in strada. Le scale, le porte... Si muoveva tutto”. Maria, che è mamma di un carabiniere in servizio ad Ascoli, è diventata subito la beniamina dei volontari del campo, nel quale si muove con la confidenza di chi conosce tutto (e tutti) da una vita. Però, nelle tende sistemate al campo sportivo a cento metri da casa sua, lei non ci vuole andare: “Ho dormito tanto bene nel furgone di mio figlio, parcheggiato qui davanti. Io non vado via. Poi i volontari sono così bravi ragazzi, che non ci hanno lasciato mai soli”, dice guardando gli operatori emiliani.

La solitudine è la vera paura ora. Che dopo l’emozione del primo momento tutto si spenga, le case restino inagibili, il tempo passi e la vita resti così, come in bilico. Per lo spavento che fa il futuro, ci si stringe alla sicurezza del passato. Che sono anche i morti da ricordare. “Oggi (ieri, ndr) sono sette anni che mio marito è morto – racconta Maria –. Il parroco doveva dire una messa, ma la chiesa è chiusa perché è venuta giù. La dirà nelle tende. Va bene ugualmente, tanto il Signore è lo stesso ovunque”. Le quattordici tende a Uscerno l’altra notte erano al completo. “La gente non è tutta di qui – spiega Diego Gottarelli, responsabile dell’Associazione nazionale Alpini Rer –. Vengono da Ascoli, dai paesi vicini, perché hanno paura di dormire a casa”. E hanno ragione. Da quattro giorni tutte le notti vengono svegliati dalla terra che trema.

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