Fratelli senza paura

Don Giovanni Nicolini

Don Giovanni Nicolini

Bologna, 19 aprile 2015 - Mi scusi, ma non riesco a capire come mai, in questo momento in cui siamo esposti alla violenza del mondo islamico, lei organizza un incontro con i musulmani. E’ solo una frase di un lungo messaggio di accusa e di risentimento. E’ l’unica parola di disapprovazione che ricevo tra i molti scritti per l’incontro che mercoledì scorso ha unito più di 250 persone per la prima lezione di fratello Ignazio della comunità di Monte Sole sul Corano. Preferisco rispondere a questa protesta senza tener conto dell’adesione di moltissimi.

A questo amico lettore dico: se anche uno ti è nemico… e di più se anche ti fa del male… la giustizia e la verità di una risposta non può essere che quella che parte dall’amore fraterno. Perché noi cristiani, certamente tutti poveri peccatori, tuttavia sappiamo bene che anche il nostro peggiore nemico è prima di tutto nostro fratello nell’unica grande famiglia che riunisce l’intera umanità nella paternità di Dio. E’ quello che Gesù, il Figlio prediletto, è venuto ad annunciare a ciascuno e a tutti. Questo legame profondo ci unisce in modo particolare ai nostri fratelli ebrei e ai nostri fratelli musulmani, tutti discendenti dalla fede del patriarca Abramo. Giovedì sera il nostro cardinale arcivescovo ha promosso uno straordinario e meraviglioso incontro di preghiera per la pace con la partecipazione dei figli delle tre grandi fedi monoteiste, gli ebrei, i cristiani e i musulmani.

E’ stato un incontro meraviglioso, dolce e forte, che può essere considerato l’inizio di molte altre occasioni di conoscenza reciproca e di dialogo. Le guerre ci sono quando si rinuncia alla conversazione, e al dialogo si sostituiscono le armi. Anche noi cristiani abbiamo dolorosamente attraversato tempi e drammi non dissimili dalle violenze che ora imperversano nel mondo islamico. Ricordiamo le sanguinose guerre di religione, e i misfatti delle persecuzioni del secolo scorso dove lo sterminio degli ebrei è stato perpetrato da un etnìa di quasi tutti battezzati. Dopo secoli nei quali abbiamo affermato la nostra identità evidenziando le differenze ora il Signore ci regala un tempo nel quale gioiamo nel riconoscere le comuni ispirazioni e le medesime speranze. Ci fosse anche del male in chi ci sta davanti, non dimentichiamo che reagire al male con il male è solo danno. Rispondere al male con il bene è la gioia della Pasqua che abbiamo appena celebrato. Si faccia coraggio, caro amico. Le voglio bene e le auguro una serena domenica. E come a lei, a tutti i miei carissimi lettori.

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