"Aiuteremo i ragazzi svantaggiati a emergere nell’Europa di domani"

Roland Berger: "Il programma della mia Fondazione per l’Emilia e l’Italia" di Massimo Gagliardi

Roland Berger

Roland Berger

Bologna, 14 luglio 2014 - AIUTARE scolari provenienti da famiglie svantaggiate. È l’obiettivo della Fondazione Roland Berger che ha aperto a Bologna la sua prima sede fuori dalla Germania dove sta già aiutando 640 bambini e ragazzi. Da Bologna la Fondazione estenderà il suo raggio d’azione a tutta l’Italia.

Herr Berger, perché ha scelto l’Italia per la sua Fondazione? «L’Italia è la mia seconda patria. Al liceo avevo studiato latino per nove anni e mi sarebbe piaciuto imparare l’italiano. Quando mi diplomai mia madre mi regalò una vacanza premio in Italia. Tornai in Italia nel ’62 e qui cominciai a lavorare». Nel ’67 Roland Berger fondò in Germania la società di consulenza che porta il suo nome; la prima filiale all’estero la aprì a Milano, nel ’69. 

Lei ha conosciuto l’Italia del boom. Che effetto le fa l’Italia di oggi? «L’Italia continua ad essere al centro della cultura europea. Il vostro è un popolo meraviglioso. Ora attraversate un periodo un po’ difficile, ma non c’è ragione di dubitare che l’Italia tornerà nella prima linea europea. C’è un nuovo governo, un primo ministro coraggioso. Spero che porti la stabilità necessaria, almeno quattro anni, per attuare le riforme».

Nel suo discorso al Parlamento europeo, Renzi ha detto che se l’Europea si scattasse un selfie darebbe di sé un’immagine di noia e stanchezza. Condivide? «No. L’Europa è molto migliore di quanto ci possano dire i dati economici. Molti Stati hanno provato ad unirsi in America del Sud e in Asia, ma solo l’Europa c’è riuscita. Se si misura la crescita del Pil pro capite europeo nel corso di tre-quattro decenni, si vede che l’Europa raggiunge le altre economie avanzate come gli Usa. Sono molto ottimista per quanto riguarda la forza degli europei». 

Il nostro premier batte sul tasto di una maggiore flessibilità dei vincoli europei per dare spinta alla crescita. È d’accordo? «Se si ha un vero programma di crescita che si basi  anche sulla competitività delle aziende stesse, come accade in Germania e nei paesi scandinavi, allora una certa flessibilità può essere utile. Come aveva già sostenuto l’ex cancelliere tedesco Schroeder». 

Un sì condizionato, quindi... «L’Italia deve dimostrare di aver la forza per attuare le riforme, non basta parlarne».

Veniamo alla Fondazione. Quando partirà? «Nel prossimo autunno contiamo d’iniziare con 50 borse di studio riservate a bambini delle medie provenienti da famiglie svantaggiate. Accompagneremo i bimbi fino alle soglie dell’università. Sono molto orgoglioso di avere la signora Flavia Franzoni Prodi come patronessa del programma. La signora Franzoni Prodi si impegna com’è noto da anni contro le ingiustizie sociali e ci aiuterà a diffondere il programma nell’Emilia Romagna».

Con quale obiettivo? «Raggiungere una perfetta conoscenza della lingua italiana, trasmettere il sapere, sviluppare la personalità e l’orientamento a determinati valori europei».

In che modo aiuterete i ragazzi? « Per ogni borsista elaboriamo un piano di sostegno individuale. Legato ai suoi bisogni e ai suoi talenti offriamo corsi d’italiano, seminari per rinforzare la personalità o corsi di comportamento. Ogni alunno sarà accompagnato da un tutor che farà da intermediario tra famiglia, scuola e fondazione».

Perché iniziate da Bologna? In Italia vi sono realtà più difficili. «Ci servono partner competenti in loco, con i quali consultarci per uniformare il programma ai bisogni dell’Italia. Il valore simbolico di Bologna, che ospita l’università più antica del mondo, è lampante. L’Emilia Romagna ha sempre ottenuto nei test Pisa risultati superiori alla media italiana. Non solo. L’Ufficio scolastico regionale ha avviato un monitoraggio dell’istruzione assai affidabile, che permette di individuare le scuole con il maggior numero di studenti bisognosi. Infine, le scuole emiliano romagnole ospitano quasi il doppio degli immigrati rispetto alla media nazionale».

Un sostegno di così ampio raggio presuppone costi molto elevati. Come intendete finanziare le borse di studio in Italia? «Per l’avvio del nostro programma è stato fondamentale, e lo è tuttora, il grande aiuto di Alberto Vacchi, ceo dell’Ima e presidente degli industriali bolognesi che si è offerto di essere il nostro primo sponsor in Italia. Un programma di tali dimensioni può essere realizzato solo in collaborazione con partner che condividano le nostre idee e la nostra filosofia. Una borsa di studio arriva a costare fino a 10mila euro all’anno. Saremmo lieti di accogliere ogni eventuale sponsor che ci aiuti a espandere il programma in Italia».

Massimo Gagliardi

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