Meno convegni e più fondi per l’Italia che frana

Risponde il vice direttore del Resto del Carlino

Bologna, 26 marzo 2015 - L’ondata di maltempo di queste ore (ieri per chi legge ndr) ha provocato disastri ovunque. E non sto a citare cosa è accaduto nei mesi scorsi soprattutto fra Emilia e Marche. Fino venti anni fa la violenza degli elementi non si lasciava alle spalle tanti danni. Come mai oggi ogni piovuta intensa provoca frane, allagamenti, crolli? Colpa della natura o dell’uomo?  Andrea Ligabue, Reggio Emilia

 

Risponde il vice direttore del Resto del Carlino

La colpa un po’ di tutti e due. La natura tende a manifestarsi con precipitazioni più brevi ma più violente. L’uomo, però, ha quasi dimenticato la prevenzione e la manutenzione delle opere idrauliche. E non penso alle grandi opere. La montagna è abbandonata, comuni e consorzi di bonifica fanno quello che possono, cioè poco. E le frane avanzano perché il terreno non è curato. Idem in pianura. Fossi, canali, bacini, fiumi sono lasciati andare. Ci sono mille esempi. Recentemente l’assessore di un paese della pianura mi ha ripetuto, citando un caso specifico: ‘quel canale ha necessità di manutenzione perché l’acqua non scorre e allaga la strada appena piove, ma la Regione sostiene di non aver soldi’. E l’asfalto si devasta. I fondi per l’Italia che frana o annega vanno trovati. La Regione faccia qualche convegno in meno e tagli le consulenze.

beppe.boni@ilcarlino.net

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