La Curia contro il matrimonio della Vinci: "È nullo"

Diocesi all’attacco delle nozze ‘obbligate’ tra la scrittrice e il suo storico compagno. Ma il sindaco di Budrio difende la scelta: "I sentimenti non si discutono"

Una foto del matrimonio tra la scrittrice Simona Vinci e il suo compagno Pietro Bassi

Una foto del matrimonio tra la scrittrice Simona Vinci e il suo compagno Pietro Bassi

Bologna, 3 ottobre 2015 – «Il ‘sì’ tra Simona Vinci e il suo compagno? Per l’ordinamento italiano è nullo. Il senso di celebrare il matrimonio non può stare nella ricerca di una tutela istituzionale». Le nozze ‘obbligate’ della scrittrice bolognese con Pietro Bassi, officiate in settimana a Budrio con rito civile, e raccontate nei giorni scorsi dal Carlino, non vanno giù alla Diocesi. E se la Vinci aveva motivato quella scelta con la necessità di tutelare il figlio della coppia, oltre che loro stessi, «perché le leggi dello Stato non garantiscono l’assistenza e la facoltà decisionale della compagna e del compagno di vita in caso di gravi malattie che purtroppo possono capitare», la dura replica della Curia è affidata al settimanale diocesano ‘Bologna Sette’.

«Non si può decidere di sposarsi – si legge nell’articolo firmato dal giudice del tribunale ecclesiastico, Paola Cipolla – solo perché così si ottengono diritti e benefici che diversamente, non si avrebbero secondo la legislazione vigente. Così tutto perde il suo senso, diventa un pro-forma, una farsa, una simulazione: per l’ordinamento italiano quel matrimonio è nullo, così come è nullo il matrimonio celebrato al solo fine di acquistare la cittadinanza».

E intanto Giulio Pierini, sindaco di Budrio, interviene per difendere la regolarità delle nozze: «Non esiste alcun elemento per mettere in discussione la regolarità del matrimonio. Non possono essere messi in discussione i sentimenti e l’affetto. Chi siamo noi per giudicare i progetti di vita di quella che era già una famiglia molto prima di martedì scorso?».

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