Divisi da secchia e tortellini: Modena-Bologna, il derby infinito

L'antica rivalità riaccesa dalla trasferta di venerdì. Ma quando ci fu il terremotoi nostri erano in prima fila

Curva rossoblù

Curva rossoblù

Bologna, 23 ottobre 2014 - «CHI sa solo di calcio, non sa nulla di calcio», recita una delle frasi più famose di José Mourinho. Nel suo piccolo, la sfida tra Modena e Bologna, ne è un perfetto esempio, perché la rivalità tra le due città non è giustificata dalla storia sportiva delle due società: troppo pesante la tradizione rossoblù per pensare anche solo di competervi, ma nonostante questo la partita di domani vive un’attesa degna di un vero derby.

Modena e Bologna, così vicine e così lontane, dunque. Tutto nasce nel 1325 con la secchia rapita, una storia che conoscono tutti. I modenesi, ghibellini, respinto l’assalto dei papalini bolognesi nella battaglia di Zappolino, arrivarono alle porte della città, ma si limitarono a correre qualche palio di scherno e a rubare la secchia di un pozzo fuori porta San Felice (dove una targa ricorda ancora lo sgarbo). Lo scontro fu una carneficina con oltre tremila morti, ma dell’episodio rimangono soprattutto gli ironici versi di Antonio Tassoni che nel 1622 raccontò il memorando sdegno dell’infelice e vil secchia di legno che tolsero ai Petroni i Gemignani.

IL NOME di Tassoni è legato anche all'altro grande motivo di discussione tra le due città: i tortellini e la loro origine. Secondo una leggenda ispirata ai fatti della secchia, sarebbero di Castelfranco Emilia, proprio al confine tra i territori: li avrebbe inventati un cuoco della locanda Corona', ispirandosi alle forme di Venere. La storia è un po' diversa e probabilmente molto più antica e legata alle tradizioni antispreco del mondo contadino, ma intanto a Castelfranco ogni anno organizzano la sagra del tortellino. L'ultima sfida per attribuirsi la paternità del piatto è andata in scena nel gennaio scorso, di fronte chef modenesi e bolognesi: a vincere il derby del tortellino è stata Lucia Antonelli della Taverna del Cacciatore di Castiglione dei Pepoli. Ma più recentemente le due città hanno dovuto mettere da parte i campanilismi di fronte al rischio che venisse certificato come tortellino doc addirittura quello di Valeggio (Verona). D'ALTRONDE, i soldi non hanno colore e l'economia non guarda in faccia agli orgogli di parte: solo qualche giorno fa gli industriali di Bologna, Modena e Ferrara hanno annunciato la fusione delle loro associazioni per aumentare competitività e visibilità. Bologna e Modena sono anche terra di motori. Il Cavallino, ovviamente, è il marchio più famoso, ma a Maranello può rispondere Sant'Agata Bolognese e la sua Lamborghini: «Le Ferrari? Auto più comuni, noi invece siamo d'élite», parola dell'ad Winkelmann.

RECENTEMENTE le due città sono state territorio di scontro anche a livello politico, dove Modena pare nettamente in vantaggio: il candidato del Pd alle prossime regionali è Stefano Bonaccini, modenese doc, e a lungo in gara sono stati anche Matteo Richetti, di Sassuolo, e Palma Costi, di Camposanto. Qualcuno ha parlato di crisi del modello bolognese, ma in fondo il sindaco più amato sotto le Due torri di recente è stato un modenese: Renzo Imbeni. Così come a unire le due città è anche la figura di Marco Biagi, ucciso dalle Brigate Rosse sotto casa in via Valdonica, mentre rientrava da Modena dove insegnava alla facoltà di economia che oggi porta il suo nome. O i versi dedicati di Francesco Guccini in Piccola città'. E infine, va bene giocare sui campanilismi, ma quando conta ci si aiuta veramente: come due anni fa, quando il terremoto colpì gravemente la Bassa modenese, Bologna non fece mancare il proprio sostegno.

 

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